giovedì 8 settembre 2022
La proposta di Bft Burzoni e Confindustria locale: una scuola di formazione per arginare la scarsità di manodopera specializzata e per rendere sempre più qualitativa la produzione
A Piacenza la metalmeccanica punta sulla formazione dei giovani

A Piacenza la metalmeccanica punta sulla formazione dei giovani - Archivio

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Vale 60 miliardi di euro l'anno, 100 se si considera l'indotto. Occupa complessivamente due milioni e mezzo di persone. Fa registrare una crescita a doppia cifra, con risultati superiori a quelli che si ottengono in Francia e in Germania. Il settore metalmeccanico è insomma la locomotiva industriale del Paese e, per questo motivo, va tutelato al massimo, spolverando alcune nubi che potrebbero metterlo a rischio. Il problema principale all'orizzonte riguarda infatti la manodopera, difficile da trovare e spesso non fortemente specializzata. Come fare allora? Da Piacenza, imprenditori del settore e Confindustria lanciano una proposta aperta a tutti. «L'idea - spiega Alberto Burzoni, fondatore di Bft Burzoni, azienda, da oltre 45 anni, leader nel settore della progettazione e distribuzione di utensili - è quella di creare, con il sostegno delle istituzioni, una vera e propria Academy che sappia in particolare intercettare i giovani che arrivano dagli istituti tecnici della zona, ma non solo. Un'idea assolutamente fattibile che supera il concetto di alternanza fra scuola e lavoro, ponendo solide basi e fornendo ai nostri ragazzi una concreta possibilità di trovare occupazione rapidamente». Un rimedio necessario per un settore che rappresenta un'eccellenza assoluta: nel 2021, la produzione metalmeccanica è cresciuta del 15,9% rispetto all’anno precedente. Un risultato che ha consentito di recuperare completamente il crollo osservato durante la crisi pandemica. «Siamo in ripresa - afferma Arianna Burzoni, direttore generale di Bft Burzoni - e lo siamo grazie alla qualità di ciò che vendiamo Noi progettiamo e commercializziamo utensili, la cui scelta è alla base dell'efficienza dell'intero settore. Scegliere quello giusto permette di rendere più performante il singolo macchinario e la produttività e questo conferma ulteriormente la necessità di avere personale altamente formato, capace di reggere la competitività e quindi di sapere stare sul mercato. Un mercato che guarda con particolare attenzione all'estero». I volumi di produzione, sempre nel 2021, sono aumentati del 15,6% rispetto all’anno precedente e sono cresciute anche le esportazioni, con un +22,3% verso la Germania, il principale partner europeo, e con un +48% verso la Cina. Dati che parlano da soli: la formazione è elemento ormai imprescindibile. L'idea dell’Academy nasce proprio con questo obiettivo: avere manodopera qualificata per reggere la concorrenza e, perché no, l'aumento dei prezzi per effetto della guerra in Ucraina. «Le nostre aziende metalmeccaniche - sottolinea Francesco Rolleri, presidente di Confindustria Piacenza - hanno bisogno di corsi di formazione specifici per tenere sempre aggiornati i propri collaboratori e soprattutto far crescere le giovani leve. È grazie alla crescita continua delle nostre conoscenze che potremo continuare a migliorare la nostra competitività a livello mondiale». La qualità insomma è il vero rimedio per far fronte ai problemi contingenti. Da Piacenza, dunque, parte un messaggio rivolto all'Italia intera: dare vita a una scuola post-diploma che sappia formare i giovani e avviarli nel mondo del lavoro. Una scuola formativa che, in qualche modo, chiami a raccolta le aziende del territorio in una sorta di patto per la competitività. «L'unione fa la forza - sostiene Gian Luca Andrina, direttore commerciale di Bft Burzoni e presidente dell'associazione che riunisce gli ex allievi dell’Istituto Tecnico Isii G. Marconi di Piacenza -. Qui da noi, il settore conta mille aziende, occupa 20mila addetti e rappresenta il 30% del Prodotto interno lordo. Cifre importanti che hanno bisogno di un approccio serio e professionale. L’Academy potrebbe essere una soluzione, una svolta epocale, per garantire la qualità necessaria per reggere la concorrenza. Serve però una sorta di rivoluzione culturale, serve cioè sensibilizzare le famiglie su questo tema, far capire loro che questa potrebbe essere un'opportunità per i propri figli. Lavoro ce n'è e ce n'è pure tanto, ma occorre appunto avere un know-how adeguato e sempre in evoluzione. Una specie di operaio 4.0 che sia in grado di raccogliere le sfide del mercato e quelle imposte dalla tecnologia sempre più avanzata».

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