mercoledì 24 maggio 2017
All'università Bocconi un convegno sullo stato di salute del sistema bancario italiano promosso da Mediolanum. La cura dimagrante continuerà con fusioni e tagli
L'onda lunga della crisi: perdite per oltre 400 miliardi
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Timidi segnali di ripresa per la nostra economia. Il momento è cruciale, dicono gli esperti, si incomincia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Il sistema del credito sta ripartendo ma l'Italia riuscirà a decollare solo se le imprese si dimostreranno capaci di affrontare le nuove sfide del mercato, soprattutto quella tecnologica-digitale dove si registra una preoccupante arretratezza. Cosa sta succedendo nel mondo bancario italiano e quali sono le prospettive per aziende e risparmiatori? Si sta delineando un nuovo modello di crescita economica per il nostro Paese? E qual è? Se n'è parlato lunedì all'Università Bocconi di Milano in un dibattito promosso da Banca Mediolanum.

«Non siamo ancora usciti dalla tremenda crisi iniziata dieci anni fa, la più disastrosa dal dopoguerra, che ha avuto conseguenze devastanti: la produzione industriale è scesa del 25% e il Pil del 10%, si sono “prodotti” circa quattro milioni di disoccupati, migliaia le imprese fallite, tre su quattro delle quali operavano nel settore dell'edilizia» è stato il commento di Giovanni Pirovano, membro del Comitato di presidenza dell'Abi che ha ripreso l'analisi, non priva però di riscontri positivi, fatta dal vice-direttore della Banca d'Italia Fabio Panetta qualche mese fa. Gli istituti di credito mostrano sofferenze nette pari a 81 miliardi a cui si aggiungono 320 miliardi di crediti deteriorati (mutui, finanziamenti e prestiti che i debitori non riescono più a pagare). «Ma, nonostante tutto, anche se i rischi per le banche rimangono ancora alti, i risparmiatori possono stare tranquilli» ha precisato Pirovano. Perché? «Sono solo le banche a pagare gli esiti della crisi, adesso dovranno rispettare le nuove regole che porteranno a una rivoluzione del sistema mentre i risparmiatori, da parte loro, devono rassegnarsi al fatto che i tassi di interesse non saranno più quelli di prima (i Bot o i buoni postali oggi si "muovono" intorno all'1%) e che bisognerà fare investimenti a medio-lungo termine per avere ricavi soddisfacenti utilizzando, per esempio, il nuovo strumento dei Pir (Piani individuali di risparmio) pensato dal governo per favorire il rilancio dell'economia reale: per noi è il provvedimento più importante della storia dell'Italia democratica». Ma per non rimetterci i soldi e non dover rinunciare ai propri progetti, i risparmiatori dovranno essere ben consigliati dai gestori dei fondi e dei prodotti finanziari e dagli intermediari che fanno capo alle stesse banche e alle assicurazioni. Il "gioco", infatti, comporta una diversificazione degli investimenti, perché, appunto, i titoli di Stato da soli non rendono più.

E che il "ventaglio" delle banche fosse in rapida riduzione lo aveva detto, giorni fa, lo stesso presidente dell'Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli: «Nel 2018, delle attuali 700 banche che operano in Italia ne rimarranno non più di 100...». “Colpa" (o merito?) della riforma del credito e della cooperazione. Ci saranno altre chiusure e fusioni, come è accauto con Ubi e Bpm-Banco Popolare, per esempio. Ci allineeremo presto agli standard europei e del mondo anglosassone anche per il numero di sportelli? Oggi ne sono aperti 26 mila (52 ogni 100 mila abitanti, contro la media continentale che è di 40), troppi se si considera che gli italiani usano e useranno sempre di più il web e lo smartphone per le loro operazioni bancarie. Si dovrà riqualificare il personale verso nuove figure, come quella del consulente finanziario. Un altro impedimento allo sviluppo è rappresentato, attualmente, dai risparmi liquidi (i soldi custoditi "sotto il materasso" o depositati in un conto corrente) degli italiani che ammontano a 4.117 miliardi di euro, denaro che viene così sottratto al consumo e all'investimento (sono solo 1.367, invece, i miliardi destinati alle attività finanziarie). Sulla necessità di favorire un'educazione dei cittadini al risparmio e una formazione delle nuove professioni del settore sono intervenuti il presidente della commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo, e il giornalista Marco Lo Conte.

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