giovedì 15 luglio 2010
Il maxi emendamento alla manovra correttiva passa con 170 voti a favore e 136 contrari. Il testo, che deve essere convertito in legge entro fine luglio, ora va alla Camera.
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Sì dal Senato alla fiducia chiesta dal governo sul maxiemendamento alla manovra correttiva. I sì sono stati 170, i no 136.  Il testo, che deve essere convertito in legge entro fine luglio, passa ora all'esame della Camera. Il maxiemendamento del governo recepisce tutte le modifiche della Commissione bilancio: dilazionamento delle tasse per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo, blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, novità sulle pensioni per le donne del pubblico impiego, riduzione degli stipendi dei manager e dei budget a disposizione dei ministeri, taglio dei costi della politica. Entrano in vigore anche le nuove norme per la libertà d'impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria per le case non accatastate. Tra i tagli, spiccano quelli per Regioni, Province e Comuni.IL COMMENTO DI TREMONTIIl ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha detto che il Senato ha varato la manovra economica da 25 miliardi migliorandola e ha ricordato sia la stabilità del sistema pensionistico italiano sia l'accordo della Fiat per lo stabilimento di Pomigliano, come esempi virtuosi per il Paese. «La manovra è passata molto bene, il Senato ha davvero migliorato il testo», ha detto Tremonti lasciando l'assemblea dell'Abi dove ha parlato lontano da microfoni e telecamere durante l'assemblea privata dei banchieri. «Due parole: una è pensioni, l'altra Pomigliano», ha detto Tremonti collegandole al varo della manovra. «Abbiamo il sistema di pensioni più stabile d'Europa e senza un giorno di sciopero e questo è indicativo della coesione sociale», ha detto il ministro. «Le pensioni stabilizzano il nostro sistema sul futuro nella sicurezza delle famiglie e Pomigliano indica che questo paese può non mandare fuori il lavoro ma farlo tornare in Italia».LE REAZIONII governatori, in particolare, minacciano - con l'eccezione dei presidenti leghisti di Veneto e Piemonte - di restituire al governo le loro deleghe in materia di servizi e incentivi economici. Torneranno a riunirsi giovedì per esaminare la situazione. Per ora hanno deciso di accantonare la riconsegna delle deleghe, iniziativa annunciata nelle scorse settimane come protesta ai tagli da 13 miliardi tra 2011 e 2013. «Al fine di confermare l'unità piena della conferenza la decisione della riconsegna delle deleghe viene accantonata fiduciosi che il percorso di confronto con il governo abbia un esito pienamente positivo», dice il documento approvato al termine della conferenza odierna. Le Regioni ribadiscono in ogni caso «che alle deleghe trasferite debbano corrispondere le relative risorse».La manovra colpisce le Regioni con tagli per 4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi a partire dal 2012. La decisione di oggi segue lo sfilarsi dal fronte di protesta contro il governo di Lazio, Molise, Abruzzo, Campania e Calabria.E ora anche i Comuni hanno annunciato che alla Conferenza Unificata esprimeranno il proprio parere negativo.Molte altre le altre categorie sul piede di guerra, a cui però è toccata miglior sorte: dai disabili che chiedevano modifiche alla soglia di invalidità, ai farmacisti che volevano una più equa distribuzione dei sacrifici, ai magistrati.
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