giovedì 7 luglio 2011
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Nella manovra per il pareggio di bilancio nel 2014 entra la legge delega su Fisco e assistenza. È da qui, annuncia il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che dovranno infatti venire 17 miliardi di euro - 2 nel 2013 e 15 nel 2014 - di risparmi ed economie. La novità scaturita dall’affollata conferenza stampa tenuta nel pomeriggio al Tesoro assieme ad altri 4 ministri (Romani, Sacconi, Brunetta e Calderoli) e al sottosegretario Gianni Letta, prevista già martedì e poi annullata, rimescola le carte di una manovra che ieri ha finalmente ricevuto il "sigillo" del presidente Napolitano.Manovra e delega, insomma, non seguono più binari paralleli, ma distinti. Gli effetti contabili di quest’ultima sono invece parte integrante del percorso necessario per il pareggio. Tremonti ha illustrato soprattutto i numeri. Ha cominciato rivendicando una «tradizione di perfetto centramento» degli obiettivi di deficit concordati con l’Ue, precisando che i circa 2 miliardi indicati per quest’anno sono «totalmente sufficienti» per centrare il 3,9% di disavanzo a fine anno. Poi verranno i 6 miliardi sul 2012, i 20 sul 2013 e i 40 miliardi sul 2014 (dei quali, però, 20 sono solo un effetto "di trascinamento" dei 20 che saranno recuperati l’anno prima). Insomma, il totale dei provvedimenti che compongono la manovra - decreto più delega - arriva ora a ben 68 miliardi (ma «sommarli è sbagliato, l’ho imparato anche io – ha confessato Tremonti – perché devi considerare l’effetto strutturale della correzione decisa per l’anno prima»), anche se gli effetti del decreto si fermano ai 50-51 attestati nella relazione tecnica diffusa.La differenza, appunto, sono quei 17 miliardi che il ministro ha indicato come contributo atteso dalla delega che, ha aggiunto, «pensiamo di avere (dal Parlamento, ndr) entro il 2012» e per realizzare la quale ci saranno 3 anni di tempo. Una delega che nasce come «blindata», ha spiegato il tributarista di Sondrio, nel senso che i 17 miliardi di risparmi «saranno scritti anche nella legge di stabilità», cioè la nuova Finanziaria che verrà a ottobre. In buona sostanza, dando per escluso che la riforma del Fisco possa tradursi in più tasse, viene da pensare che i 17 miliardi dovranno venire tutti da meno spese per l’assistenza. Non a caso Tremonti ieri ha usato sempre il termine «delega assistenziale» e ha precisato che «è necessario concentrarsi sulle situazioni di effettivo bisogno». Da questo percorso non si potrà derogare: anche in caso di cambio di maggioranza, i 17 miliardi dovranno venire da qui.Altrimenti scatterà una «norma automatica», una sorta di clausola di salvaguardia (che sarà inserita nella legge di stabilità), che entro il 2014 vincolerà il governo di turno, nel caso che la delega dovesse arenarsi, a «sfoltire del 15% tutti i regimi di favore», fiscale e assistenziale, che sono stati catalogati in 476 e che oggi fanno perdere all’Erario «150 miliardi». E la riduzione delle tasse? Quel che si riuscirà a fare, a questo punto dovrebbe venire unicamente dalle risorse recuperate con l’aumento al 20% della tassazione sulle rendite finanziarie e con il graduale innalzamento dell’Iva. Un annuncio, questo di Tremonti, che ha destato sconcerto anche tra le fila del Pdl stesso, dove la novità non è stata ben accolta: per Osvaldo Napoli «se veri, sono tagli politicamente insostenibili».Tremonti procede però dritto per la sua strada. Ha ripetuto l’importanza del pareggio di bilancio, perché con esso «scenderà automaticamente il debito pubblico». Quindi ha sostenuto che la manovra «sarà legge entro i primi di agosto», pur aprendo a proposte dell’opposizione che però «devono essere Eurostat-compatibili». Il titolare del Tesoro ha quindi sbandierato, in risposta alle critiche, le singole misure che puntano alla crescita, anche se l’effetto positivo sul Pil non è stato «per prudenza» cifrato. Infine i costi alla politica: per il ministro non ci sono «atti alla Masaniello», ma un «intervento rivoluzionario» che però rispetta le leggi. Nell’immediato, ha aggiunto, «il Parlamento ha l’impulso ad autoridursi i fondi», e i risparmi andranno a finanziare l’8 per mille allo Stato.
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