sabato 16 dicembre 2017
Più reddito e disparità. Italiani meno soddisfatti delle relazioni sociali, cala lo spirito civico
L'Italia fuori dal tunnel della crisi trova diseguaglianza e solitudine
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L’Italia è uscita dalla crisi ma non tutti gli italiani se ne sono accorti. Il reddito medio è cresciuto, così come l’occupazione eppure sono aumentate anche le disuguaglianze. Inoltre gli italiani si dichiarano meno soddisfatti dei propri rapporti sociali e mostrano una minore partecipazione civica e politica, mentre migliora al contrario il giudizio sul proprio benessere soggettivo. Sono i tratti salienti del nuovo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) presentato ieri dall’Istat. Lo studio mette al centro della sua indagine non tanto gli indicatori puramente economici quanto soprattutto la qualità della vita, lo stato dei servizi sociali e del sistema di istruzione, del territorio e dell’ambiente. Dodici degli indicatori del Bes diventeranno parametri di riferimento per il ciclo di programmazione della politica economica del governo. Controversa la fotografia del benessere economico: nel 2016 è cresciuto dell’1,6% (rispetto al 2015) il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, ma di pari passo è aumentata la disuguaglianza. Il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% della popolazione più benestante e il 20% più povero è salito dal 5,8 a 6,3. La crescita «è stata più intensa» per il quinto più agiato «trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, che avevano registrato ampie flessioni negli anni precedenti».


L’incidenza della povertà assoluta ancora stabile al 7,9% e tra i minori al 12,5%. Se espresso a parità di potere d’acquisto (Ppa) il reddito pro-capite resta «inferiore del 2,3% alla media europea », spiega il rapporto. In un quadro di minore equità sociale, anche le relazioni sociali mostrano una tendenza al peggioramento: tra il 2015 e il 2016 sono diminuiti quanti si dichiarano molto soddisfatti per le relazioni familiari e amicali. Le uniche regioni in controtendenza sono Veneto, Molise e Basilicata che sperimentano significativi aumenti del volontariato, della fiducia negli altri e della soddisfa- zione personale. Gli italiani si sentono distanti dalle istituzioni e dalla politica. C’è maggiore isolamento. E se si riscontrano segnali positivi nella percezione del livello di sicurezza da parte dei cittadini, aumenta l’incertezza sul futuro: chi non è in grado di esprimere una previsione sull’evoluzione della propria situazione nei prossimi 5 anni è salito al 25,4% dal 23,5%. Sono 'decisamente negativi' i segnali sulla capacità dell’Italia di favorire prospettive lavorative per i laureati. Lo mostrano i dati sulla mobilità dei 25-39enni con diploma di livello universitario: nel 2016 in 16.000 hanno lasciato il paese e poco più di 5.000 sono invece rientrati. Un trend peggiorato negli ultimi anni. Non mancano tuttavia indicatori positivi, anche in campo formativo. È infatti diminuita nel 2016 la quota di giovani (tra i 18 e i 24 anni) che escono da scuola senza qualifica o diploma: sono il 13,8%, in costante calo da 8 anni. Aumentano invece i giovani tra i 30 e i 34 anni che hanno concluso percorsi universitari o di pari livello (oltre il 26%). «In entrambi i casi risultano raggiunti o superati gli obiettivi nazionali per Europa 2020 (rispettivamente il 16% e il 25/26%) anche se l’Italia rimane lontana dalla media europea», afferma il rapporto.

Nel 2016 la speranza di vita alla nascita, pari a 82,8 anni, recupera completamente la flessione del 2015 e si accompagna all’andamento positivo dei principali indicatori di mortalità. In particolare la mortalità infantile scende già nel 2014 al di sotto di 3 per 1.000 nati vivi. Anche la mortalità per i tumori maligni si riduce ulteriormente in corrispondenza dei progressi medici (9 per 10.000 residenti). Cresce la soddisfazione per il proprio benessere individuale: il 41% degli individui ne dà una buona valutazione, era il 35,1% nel 2015. Il tema della tutela del paesaggio e dell’ambiente sale nella classifica delle priorità degli italiani, nonostante rimanga un forte divario dal il Nord e il Meridione. Rimane stabile la qualità dei servizi sociali, segnata ancora una volta forti difficoltà nelle regioni meridionali, che riguardano anche i trasporti pubblici.

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