martedì 28 novembre 2017
Bruxelles autorizza il glifosato per altri 5 anni. A favore del rinnovo si sono espressi 18 Paesi, 9 contrari e 1 astenuto. Italia e Francia votano no, decisivo il sì tedesco. Agricoltori divisi
L'Europa prolunga la vita all'erbicida della discordia
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Il glifosato potrà essere ancora usato in Europa per altri cinque anni. È la decisione raggiunta ieri dagli Stati membri a maggioranza qualificata nell’ambito del cosiddetto Comitato d’appello, l’ultima occasione di voto prima della decisione autonoma e d’imperio della Commissione. Si è trattato di una scelta resa possibile dal cambio di fronte della Germania che ha votato a favore della proroga. Il passo dell’Europa ha subito provocato polemiche e diviso gli agricoltori italiani in due parti.

Preponderante, comunque, lo schieramento a favore dell’erbicida più diffuso al mondo, presente in circa 750 prodotti commerciali tra i quali il Roundup di Monsanto (che ne trae circa 5 miliardi di dollari all’anno). Ben 18 Stati, infatti, hanno votato a favore della proroga per un quinquennio, mentre oltre all’Italia, hanno votato contro Belgio, Grecia, Francia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia; il Portogallo si è astenuto. Come si è detto, a far pendere l’ago della bilancia è stato il voto positivo della Germania, che fino a poche ore prima sembrava intenzionata ad astenersi. Il via libera alla proroga è stato reso possibile dal gioco delle regole europee.

I 18 paesi favorevoli contano per il 65,7% della popolazione totale dell’Europa: serviva il 55% degli Stati membri (16 su 28) rappresentante almeno il 65% della popolazione comunitaria. La soglia di rappresentatività è stata oltrepassata proprio in virtù del cambio di fronte della Germania. Il glifosato è finito sulla ribalta delle cronache a causa delle divergenze di valutazione fra due dei colossi mondiali nella ricerca e nella sicurezza sanitaria.

Per l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, il questo erbicida sarebbe «probabilmente cancerogeno per l’uomo», mentre per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) la cancerogenicità sarebbe non verificata dal punto di vista scientifico. Una vicenda complessa, giocata sul filo del diritto e della scienza con addirittura tracce di una sorta di spy story: secondo alcuni giornali europei, l’Efsa avrebbe attinto a rapporti di ricerca Monsanto (i cosiddetti Monsanto Papers) per scrivere le proprie conclusioni.

Il tema ha quindi provocato la formazione di due schieramenti che proprio ieri si sono nuovamente contrapposti. Da un lato la complessa galassia di chi non vorrebbe più questo prodotto (ambientalisti e una parte dell’agricoltura del sud Europa), dall’altro gli industriali che fanno appello alle rigorose regole di controllo presenti in Europa. In mezzo gli Stati. Con l’Italia che da tempo ha assunto una posizione molto severa in proposito.

Nel nostro Paese, come ha ricordato la Coldiretti, resta quindi il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da «gruppi vulnerabili », ma anche in campagna in pre-raccolta. Se questa è la legge, i coltivatori hanno però insistito sui controlli anche per la merce in arrivo dall’estero. Di parere contrario Confagricoltura che ha espresso «soddisfazione per la decisione del Comitato di Appello», spiegando: «Sono state recepite le nostre richieste, espresse a livello europeo, di tener conto dei pareri degli organi scientifici». Durissima e perentoria la reazione della coalizione Stop Glifosato: «L’Europa ha tradito il mandato dei cittadini». Naturalmente positivo, poi, il commento della Commissione Ue. «Il voto dimostra che, quando tutti vogliamo, siamo in grado di condividere e accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale», ha spiegato il Commissario alla Salute Vytenis Andriukaitis.

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