martedì 10 maggio 2016
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Presto la nuova tranche di aiuti e si discute di un alleggerimento del debito BRUXELLES Dopo la doccia fredda, la scorsa settimana, della lettera del direttore generale del Fmi Christine Lagarde, ieri all’Eurogruppo straordinario a Bruxelles si è registrato invece un netto miglioramento. Appare così di nuovo vicino l’accordo per l’esborso della nuova tranche da 5 miliardi di euro (nel quadro del terzo programma di aiuti ad Atene da 86 miliardi di euro varato a luglio), che dovrebbe essere formalizzato al prossimo Eurogruppo il 24 maggio. E si è cominciato a parlare della questione della ristrutturazione del debito ellenico. «L’Eurogruppo – ha detto il suo presidente Jeroen Dijsselbloem – accoglie con favore il pacchetto» di misure approvate nella notte tra domenica e lunedì dal Parlamento greco per circa 5 miliardi di euro, tra cui anzitutto nuovi tagli alle pensioni più elevate e un aumento delle imposte sui redditi medio-alti. Soprattutto, si è trovata la quadra sulla spinosa questione del programma di 'salvaguardia' che il governo greco deve varare per sopire i dubbi del Fmi. Secondo gli europei, in effetti, le misure varate ieri bastano a raggiungere un avanzo primario (al netto del servizio del debito) pari al 3,5% del Pil nel 2018, come previsto dall’accordo di luglio, mentre il Fon- do sostiene che si arriverà solo all’1,5%. Già ad Amsterdam, a fine aprile, gli europei avevano convinto Atene a preparare un pacchetto di misure di 'salvaguardia' del valore del 2% del Pil (circa 3 miliardi di euro) nel caso che alla fine avesse ragione il Fondo. Soltanto che i greci hanno fatto presente che la Costituzione ellenica non consente di varare misure in anticipo per un’eventualità non sicura, e rifiutavano un’approvazione in Parlamento. Il ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos aveva presentato una proposta di un mero «impegno» per un meccanismo con una serie di tagli automatici di spesa nel caso che effettivamente le misure varate non bastassero. Solo che il Fmi e Berlino hanno insistito su misure varate in Parlamento. Oltretutto, nella sua lettera ai 19 ministri delle Finanze rivelata venerdì scorso dal Financial Times, il direttore generale del Fmi Christine Lagarde aveva fatto sapere che tagli lineari potrebbero essere controproducenti, insistendo sulla necessità di discutere piuttosto, da subito, di una ristrutturazione del debito. Alla fine ieri si è trovato un accordo che prevede che i greci approveranno in Parlamento il funzionamento del meccanismo (quando e come scatterà), e la possibilità di sostituire successivamente, d’accordo con le istituzioni, i tagli lineari con misure strutturali più efficaci. Secondo Dijsselbloem, «questo approccio è concordato e sostenuto dal Fmi». Quanto alla questione del debito, gli europei prendono tempo. Soprattutto la Germania è contraria a un nuovo taglio, esplicitamente escluso nella dichiarazione dell’Eurogruppo. Per il breve termine, ha spiegato Dijsselbloem, si parla solo di «trovare modi per ottimizzare la gestione del debito», mentre per il medio termine si parla di ulteriori possibilità di ridurre i tassi o concedere altre pause nei pagamenti, ma solo alla fine dell’attuale programma di aiuti, dunque non prima del 2018. Quanto al lungo termine, l’Eurogruppo si limita a dirsi in futuro «pronto se necessario» a «valutare ulteriormente alla fine del programma il bisogno di possibili ulteriori misure aggiuntive» per assicurare la sostenibilità del debito ellenico. Da vedere se basterà al Fmi per restare, Dijsselbloem ha chiarito che «per molti stati membri (Germania in testa, ndr) la presenza del Fondo è imprescindibile ». Almeno, l’olandese ha spiegato che non sarà necessario trovare un accordo sul debito per erogare la tranche da 5 miliardi, urgente visto che a luglio Atene ha scadenze per 3,5 miliardi di euro, tra i creditori figurano Bce e Fmi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il summit
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