giovedì 30 giugno 2022
Diminuiscono i disoccupati ma aumentano quelli che non cercano il posto di lavoro. I dipendenti a termine, a maggio superano i 3 milioni e 170 mila unità. Dati Istat
A maggio meno occupati, record di contratti a termine: mai così tanti dal 1977
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Maggio sul divano, ma meno dello scorso anno: dopo la forte crescita registrata tra febbraio e marzo e la sostanziale stabilità di aprile lo scorso mese l'occupazione è scesa sotto i 23 milioni: si salvano solo gli under 25 o chi ha più di 50 anni di età. A trainare il calo mica i disoccupati (che diminuiscono) ma gli inattivi: quelli che un lavoro neanche lo cercano. E anche chi ha un posto si domanda fino a quando visto il record di contratti a termine nel mese di maggio, mai così alto dal 1977.

I dati Istat: abbiamo 49mila occupati in meno rispetto ad aprile, lo 0,2% in meno in un mese. Il calo riguarda entrambi i sessi: e in particolare i dipendenti fissi. Malgrado il tasso di disoccupazione si riduca all'8,1% (-0,1 punti) e al 20,5% tra i giovani (-2,1 punti), il problema è il tasso di inattività: che sale al 34,8% ed è leggermente superiore ai livelli prepandemici. L'aumento del numero di chi non ha occupazione e neanche la cerca (+0,4%, pari a +48.000 unità) coinvolge prevalentemente gli uomini e la fascia di età tra i 25 e i 34enni. Al contrario, sale invece l'occupazione per autonomi (+33mila), under 25 e over 50: ma soprattutto dei dipendenti a termine, che a maggio 2022 superano i 3 milioni e 170 mila unità.

Nel complesso dunque il tasso di occupazione scende al 59,8%, ma senza esasperare la tendenza: comunque il numero di occupati di maggio 2022 è superiore rispetto allo stesso mese del 2021 (+463mila unità). L'aumento è trasversale per genere, età e posizione professionale. Unica variazione negativa si registra per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni ed è effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione, in aumento di 1,8 punti percentuali, sale infatti per tutte le altre classi di età.

Il vero guaio è semmai il tipo di lavoro, ormai è sempre più a scadenza: con una crescita di 14 mila unità rispetto ad aprile (+0,5%) e di 258 mila rispetto all'anno precedente i lavoratori a termine rappresentano oltre metà dell'aumento tendenziale
dell'occupazione e crescono dell'8,8%, un ritmo oltre dieci volte superiore a quello degli occupati permanenti.

Senza stabilità lavorativa (e possibilità di progettare) è sempre più a rischio anche la ripresa demografica: e dunque il prodotto interno lordo. La denuncia di molti economisti e giuslavoristi lascia presagire che la sfida prossima ventura della sostenibilità sociale si combatta qui: proprio su un lavoro che sia continuo, dignitoso e consenta di guardare al futuro.





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