giovedì 16 novembre 2023
L'intervista a Giancarlo Leporatti, ceo di Eureka Mice: «Dopo l’evoluzione del turismo di massa, la nuova fascia alta sta portando avanti una rivoluzione silenziosa che crea lavoro»
La svolta sostenibile del turismo esclusivo

Il turismo esperienziale è quello che scrutate sui social network mentre tornate a casa dall’ufficio, pigiati in un treno affollato e puzzolente. Immagini surreali di baite aggrappate allo strapiombo di Dolomiti sconosciute, resort da firmamento, camere con piscina talmente a raso che rischi di finire nell’Egeo… Quest'esperienza, anche in una società che vive a debito, non è per tutti. Ma è per molti. Persino quando, come sta accadendo, cala il numero dei milionari (5%) e la ricchezza globale netta delle famiglie segna il passo in tutto il mondo (-3,6%). Eppure, anche in una fase segnata dall’impoverimento, il lusso cresce. Compreso il luxury tourism, che vale il 15% dell’intera industria turistica. Cresce e cambia, come dice il veneziano Giancarlo Leporatti, Ceo di Eureka Mice, che ha riunito in questi giorni 150 big player del turismo d’alta gamma a Venezia: «Dopo l’evoluzione del turismo di massa, prodotto da consumare con ostentazione o rincorrendo l’offerta online, una rivoluzione quasi silenziosa sta ribaltando il sistema tradizionale.

È la nuova fascia alta del turismo, portatrice di una visione diversa del lusso, creativa ed evoluta». Chiamiamolo lusso sostenibile. Ama gli itinerari personalizzati, il benessere olistico, la natura, lo sport, la cultura. Soprattutto, esige la privacy. Questa industria, che nel mondo produce milioni di posti di lavoro, promette di raddoppiare e perfino triplicare il suo impatto economico dove troverà le risposte giuste: nel ranking 2022 del turismo d’alta gamma europeo, l’Italia è quarta, dopo Regno Unito, Francia e Spagna, con il 15% del mercato, ma ha enormi opportunità. Oggi meno dell’1% delle strutture assorbe il 15% del giro d’affari e attrae ancora pochi big spender (2 cinesi su 10), eppure può arrivare in pochi anni a 100 miliardi, pari al fatturato di tutta Europa. I ricchi cercano location esclusive. La crescita del turismo di massa, quello che si accontenta della camera vista mare e degli spaghetti all’astice (congelato), spinge i big spender a spostarsi verso la bassa stagione, nel cercare destinazioni lontane dalla folla. Il 78% delle programmazioni proposte dagli organizzatori di eventi d’alta gamma segue oggi questa tendenza (prima della pandemia era il 48%).

Le loro scelte premiano le città d’arte (si passa dal 62% del 2019 al 74 di oggi nella classifica dell’interesse dei clienti), l’enogastronomia (96%) e il wellness (dal 44 al 66% in quattro anni), con un’attenzione speciale per la natura. In aumento pure il bleisure, che unisce il viaggio di lavoro alla vacanza. Secondo il rapporto MICE, il mercato del turismo mondiale nel 2023 recupererà il 95% del fatturato del 2019 con un importo complessivo di 9.500 miliardi di dollari; i viaggi di lusso nella prima metà del 2023 hanno già fatto registrare un aumento del 69% rispetto ai livelli del 2019.

L’Italia può captare questo flusso? «Il turismo in Italia va a gonfie vele – ha detto Leporatti, al Mice Trade Show – e nel 2022 la quota di mercato dell’Italia è cresciuta in modo significativo, passando dal 3.9% al 4.5% del turismo mondiale. L’Italia è prima in Europa per numero di camere d’albergo e terza al mondo, tuttavia gli hotel italiani registrano performance peggiori in termini di tassi di occupazione netta (46,1% rispetto al 51,6% del regno Unito e al 62,6% della Spagna). I dati mettono in evidenza un sistema turistico-ricettivo italiano complessivamente sottoutilizzato, cioè con una parte consistente non produttiva, a causa a problemi sistemici che non sono mai stati affrontati in modo strutturale, o quanto meno non in modo strategico». Eventi come quello veneziano, cui partecipano anche le Regioni Sicilia e Sardegna con le loro novità, servono a propiziare, ha spiegato ieri Leporatti, «un cambio di visione e una profonda revisione del tradizionale sistema turistico-ricettivo, la capacità di pensare modelli di servizi molto diversi per rispondere alle richieste di questo nuovo turismo, tipicamente destrutturato».

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