mercoledì 30 marzo 2016
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MILANO Il ritorno alla normalità della politica monetaria americana si prospetta molto lento. Con il rialzo del costo del denaro deciso a dicembre la Federal Reserve ha compiuto il primo coraggioso passo verso la fine dell’era dei tassi a zero, che negli Stati Uniti è durata sette anni, ma a Washington sono molto combattuti sulla scelta di compiere il passo successivo, cioè alzare i tassi per la seconda volta. Dopo la riunione di dicembre il Federal Open Market Comittee, il direttivo della banca centrale americana, aveva ipotizzato di alzare i tassi quattro volte quest’anno, portando a fine 2016 il costo del denaro dall’intervallo 0,25-0,50% deciso a dicembre all’intervallo 1,251,5%. Il primo rialzo sarebbe dovuto arrivare alla riunione marzo, ma non c’è stato. Anzi, in quell’occasione la Fed ha corretto la sua indicazione spiegando di aspettarsi di chiudere il 2016 con i tassi tra lo 0,75 e l’1%, livello che comporterebbe due rialzi graduali del costo del denaro. Ma più passano le settimane più sembra probabile che la Fed quest’anno si limiterà ad alzare i tassi una volta sola. Non un buon segno, per l’economia americana e per il resto del mondo. Nel suo atteso intervento davanti all’Economic Club di New York, ieri il governatore Janet Yellen ha spiegato che sono proprio i fattori globali a porre dei rischi per l’economia degli Stati Uniti. Il presidente della Fed ha citato la frenata dell’economia cinese e la crisi del petrolio. Fattori che non dovrebbero avere un impatto forte sul Pil americano, ha detto Yellen, ma che inducono la Fed a muoversi con molta cautela. Perché «gli sviluppi all’estero fanno sì che raggiungere i nostri obiettivi su occupazione e inflazione richieda probabilmente un percorso più lento per il rialzo dei tassi rispetto a quanto stimato a dicembre» ha avvertito il governatore. Un’ottima notizia per Wall Street, dove si spera che l’allentamento monetario duri il più a lungo possibile. Gli indici Dow Jones e S&P500, piatti prima del discorso del governatori, hanno festeggiato portandosi un po’ più in positivo (ma non moltissimo). Le Borse europee, già chiuse quando Yellen ha iniziato a parlare, hanno vissuto una giornata poco mossa: piatte Milano e Londra, +0,8% Parigi, +0,4% Francoforte. La Fed è l’unica banca centrale che sta avviando una exit strategy dalla politica monetaria di emergenza con cui ovunque nelle economie mature i governatori hanno dato una spinta per uscire dalla crisi. In Europa la Banca centrale europea continua a cercare di dare ulteriori stimoli e lo stesso sta accadendo in Giappone, dove ieri il Parlamento ha approvato il piano di spesa record (da quasi 97mila miliardi di yen, circa 850 miliardi di euro) con cui il primo ministro Shinzo Abe vuole stimolare un Pil che non sa ripartire. © RIPRODUZIONE RISERVATA La strategia
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