mercoledì 25 maggio 2016
​Il settore cartario italiano occupa 206mila addetti e fattura 31 miliardi di euro. L'alto costo dell'energia lo penalizza nei mercati esteri.
La carta è andata oltre la crisi. Il problema è la bolletta
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Il settore cartario è una realtà di tutto rispetto: 206mila addetti diretti, 500mila nell’indotto, un fatturato di 31 miliardi di euro con un saldo positivo della bilancia commerciale in costante crescita, un tasso di crescita reale della produzione tra i più elevati del settore manifatturiero italiano. Nel complesso la filiera italiana della carta 'attiva' coinvolge circa 700mila persone, ma soffre, al di là della situazione positiva , per due nodi strutturali: i costi energetici e delle materie prime. Per quanto riguarda i costi relativi all’energia necessaria per alimentare gli stabilimenti, l’Italia rende scarsamente competitive le aziende sul mercato globale, con un’incidenza che supera il 21% sui costi di produzione. Nel corso del convegno La carta del XXI secolo – promosso da Slc Cgil nazionale, Slc Roma e Lazio, Cgil Frosinone e Latina – sono state discusse le opportunità e le difficoltà del settore. L’incontro si è svolto ieri nei locali dell’ex cartiera Boimond a Isola Liri, in provincia di Frosinone. Tra i partecipanti Gianluca Carrega, coordinatore nazionale industria di Slc Cgil, e il presidente di Assocarta, Paolo Culicchi.«Quello di Isola Liri è un territorio simbolo – spiega Carrega, che per 15 anni ha lavorato come cartotecnico – è il secondo distretto italiano di produzione della carta, dopo Lucca. Un distretto previsto in prima istanza nel 1999 e istituito ufficialmente nel 2007, cui però mancano ancora gli organismi di governo. Coinvolge 16 comuni, 91 imprese per oltre 2mila addetti. Una produzione specializzata principalmente in carta e cartone, stampa di libri e giornali, arti grafiche. Un polo strategico per l’industria cartaria perché comprende quasi tutte le lavorazioni previste dalla filiera, che andrebbe valorizzato e sostenuto. Il settore ha superato la crisi, ma servono innovazione e investimenti. Al convegno hanno partecipato alcune scuole con indirizzo grafico, a sottolineare la necessità di manodopera specializzata». Anche per il presidente Culicchi il peggio è passato: «Siamo in una fase di assestamento. I costi per l’energia e le materie prime, tuttavia, sono ancora troppo alti. Stiamo provando a ridurli con la richiesta di provvidenze da parte di Unione europea e ministeri. La nostra qualità, comunque, non è mai stata messa in discussione: siamo il quarto Paese europeo produttore dopo Germania, Svezia e Finlandia. Mentre esportiamo il 44% della nostra produzione, che rappresenta il 54% del fatturato». Carrega e Culicchi, infine, si dicono «ottimisti» sul rinnovo del contratto, che dovrebbe essere siglato in autunno.
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