venerdì 20 agosto 2021
Toyota sospende la produzione in 14 siti. Volkswagen e Stellantis hanno programmato fermi
La carenza di chip blocca la produzione
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La crisi dei chip, materie prime alle stelle, una domanda incerta con la variante Delta del Covid che mette a rischio la ripresa: il settore auto affronta una tempesta che scuote il comparto anche sui mercati finanziari. Una situazione che si trascina da tempo e l’ultimo "guaio" è arrivato dal primo produttore mondiale, Toyota, che per il prossimo mese di settembre taglierà la produzione del 40% in 14 siti confermando quanto anticipato dal quotidiano online Nikkei che mette a confronto le stime del leader mondiale di inizio luglio, quando Toyota prevedeva di costruire circa 900mila autoveicoli con le stime attuali, ridotte a sole 500mila unità. La casa automobilistica del Sol Levante non è sola in questo periodo di difficoltà: anche Volkswagen, che la tallona nella classifica dei principali gruppi mondiali dell’automotive, secondo i media tedeschi, ha interrotto la produzione del suo modello più economico della ID.3, una delle scommesse elettriche della casa automobilistica, a causa di una carenza di semiconduttori.

Problemi pure per Stellantis che avrà fermi produttivi: dovrà bloccare la produzione almeno per una settimana nello stabilimento di Rennes-La Janais e per almeno tre giorni a Sochaux. Come ha detto recentemente l’Ad di Stellantis, Carlos Tavares, i produttori mondiali potrebbero trovarsi a fronteggiare le carenze di semiconduttori fino al 2022. Tavares, ha sottolineato che la carenza globale di chip che ha colpito il settore auto a livello globale e che ne ostacola la produzione proseguirà sicuramente nel 2022, anche se il secondo semestre di quest’anno non dovrebbe essere, da questo punto di vista, peggiore del primo. «Siamo sulla strada giusta, stiamo lavorando ad alternative per evitare carenze», aveva spiegato in occasione dei risultati al 30 giugno. Nelle scorse settimane anche il gruppo nato dalla fusione di Fca e Peugeot ha dovuto però fare i conti con il cosiddetto "chip shortage" fermando le linee a Jefferson North, a Detroit, a Belvidere in Illinois, a Windosor in Ontario e a Toluca in Messico, mentre ha ripreso la lavorazione altri due impianti, in Michigan e in Ohio. Il gruppo ha «risposto energicamente alle limitazioni dei volumi» con «misure di controllo dei costi estremamente efficaci» che hanno consentito di mantenere una marginalità solida che si è riverberata sui conti semestrali.

Lo stallo, ovviamente, si ripercuote sui mercati dove i principali titoli dell’automotive risentono delle incertezze e hanno chiuso (ieri) in Giappone, e si muovono oggi nel Vecchio Continente, in territorio negativo.

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