giovedì 10 gennaio 2013
​Il presidente Ue a Berlusconi: accuse sleali per l'austerity. La proposta: salario minimo in Europa. «Stiamo sottovalutando l'enorme tragedia dell'alto livello di disoccupazione».
Draghi: la ripresa nel 2013 sarà graduale. La Bce lascia i tassi invariati
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​"Abbiamo bisogno di un base di diritti sociali minimi per i lavoratori, inclusa naturalmente una cosa essenziale: un salario minimo obbligatorio in tutti gli stati membri dell’Eurozona. Altrimenti perderemo il sostegno delle classi lavoratrici, per dirla con Marx». Molti degli eurodeputati che hanno sentito queste parole non hanno quasi creduto alle loro orecchie. Perché a pronunciarle non è stato un sindacalista o un esponente della sinistra, ma il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, nella sua ultima audizione in veste di presidente dell’Eurogruppo di fronte alla Commissione Affari economici del Parlamento Europeo a Bruxelles. Ormai già quasi sgravato dagli oneri della carica Ue – già il 21 gennaio dovrebbe esser nominato il suo successore che di fatto lo stesso Juncker ha confermato dovrebbe essere il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem («parlerò a chi mi succederà in una delle lingue del Benelux», ha scherzato) – ha deciso di lanciare la sua visione politica europea, rivendicando l’urgenza di occuparsi finalmente di equità sociale e solidarietà. Un discorso di peso, quasi un programma per l’Ue – quando qualcuno gli ha chiesto se nel 2014 gli piacerebbe essere il successore del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso alla presidenza della Commissione, Juncker ha nicchiato.Il tutto in una giornata in cui, da Dublino ospite del premier irlandese Enda Kenny, da gennaio a capo del semestre di presidenza di turno Ue, lo stesso Barroso non esitava ad attaccare quanti, in Italia, scaricano su Bruxelles il peso delle dure politiche di austerity. «C’è il mito – ha lamentato – che l’Ue imponga politiche dure, ma non è vero». Barroso ha spiegato di essere consapevole che «molti» sostengono questa tesi di fronte all’opinione pubblica. «Ma questo è sleale», ha attaccato il presidente della Commissione. «Le difficoltà – ha aggiunto – vengono dal debito eccessivo fatto dai governi precedenti» e «per l’irresponsabilità» dei supervisori nazionali. Le misure di austerity «ci sarebbero con o senza l’euro, con o senza l’Ue». È comunque, ha precisato il portoghese, «il tempo delle decisioni d’emergenza dovrebbe essere finito. Lo scenario apocalittico della rottura dell’eurozona non si è avverato». «Il 2012 – ha detto anche Juncker – è stato, in termini di risultati, un buon anno per l’Eurozona, le decisioni prese l’hanno stabilizzata, mentre i vari "futurologi", soprattutto anglosassoni, a inizio 2012 prevedevano che entro l’anno sarebbe esplosa». Sia Barroso, sia Juncker, tuttavia, avvertono che molto resta da fare. «Il peggio – ha detto il presidente dell’eurogruppo – probabilmente è passato, ma quel che dobbiamo fare resta difficile».Si tratta, è il messaggio di Juncker all’Europa, anzitutto di lavorare su solidarietà ed equità. «Non perché i ricchi sono meno numerosi non devono contribuire. Non accetto che i milionari non paghino», perché «vorrei che a sostenere le conseguenze della crisi siano anzitutto i più forti e non i più deboli». Solidarietà anche a livello di Stati, «i Paesi del Nord – ha avvertito Juncker rinviando alle gravose riforme di tanti paesi tra cui l’Italia – non sono più virtuosi dei Paesi del Sud». Soprattutto, «nell’area dell’euro la disoccupazione supera l’11% e dobbiamo ricordarci che quando è stato fatto l’euro avevamo promesso agli europei che tra i vantaggi della moneta unica ci sarebbe stato un miglioramento degli squilibri sociali. Stiamo sottovalutando l’enorme tragedia dell’alto livello di disoccupazione». Significativamente, a qualche centinaio di chilometri di distanza, a Francoforte, il presidente della Bce Mario Draghi richiamava la piaga della disoccupazione giovanile sempre più elevata, «legata a un mercato del lavoro duale, dove i giovani hanno scarse tutele mentre gli altri ne hanno molte». Attenzione, ha però avvertito il banchiere centrale, le riforme strutturali devono proseguire, in quanto «sono fondamentali per correggere gli squilibri nell’Eurozona». A proposito di Bce, Juncker ha peraltro fatto un annuncio importante: a presiedere la futura authority Ue di vigilanza bancaria sarà «una donna francese» (si fa il nome di Danièle Nouy, segretario generale, presso la Banque de France, dell’Authority di controllo prudenziale, Acp).
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