venerdì 8 aprile 2011
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«Chi è chiamato ad assumere responsabilità pubbliche deve operare con spirito di servizio, non secondo logiche di potere». L’economista Marco Vitale mantiene la giusta distanza dal caso Geronzi, «anche perché la vicenda che ha portato alla sua uscita di scena da Generali non è ancora così limpida da poter permettere giudizi definitivi. Però è necessario prendere posizione, perché siamo in una fase cruciale della vita non solo economica del Paese».Secondo il direttore generale della Luiss, Pier Luigi Celli, siamo di fronte al tanto atteso ricambio generazionale per la nostra classe dirigente. È d’accordo?Ho apprezzato l’intervista di Celli al vostro giornale, ma non condivido il suo ragionamento sul ricambio generazionale. A mio parere, è sbagliato leggere in questa prospettiva la vicenda. Il numero di anni non può essere un parametro decisivo per giudicare se abbiamo davanti un buon manager oppure no. Enrico Cuccia ha conservato i suoi incarichi fino a tarda età, eppure nessuno ha mai osato dirgli di farsi da parte. Detto questo, sono contento delle dimissioni di Geronzi.Perché?Perché Geronzi appartiene a quella categoria di persone che è solita utilizzare le responsabilità che gli derivano da un incarico per finalità personali, con il solo scopo di incrementare il proprio potere. La svolta nella selezione della classe dirigente di oggi e di domani deve avvenire in questo passaggio: le persone vanno scelte per la capacità di servizio che mostrano nella propria organizzazione e nei confronti del pubblico dei clienti.Però le dimissioni di Geronzi sono anche il risultato di una guerra di potere tutt’altro che conclusa...È stato giusto spingere per un rinnovamento, ma il punto vero adesso è garantire la qualità da parte di chi detiene delle responsabilità. Il vero nodo è proprio questo: la crisi mondiale e italiana è così seria che non tollera più abitudini come quelle che si sono manifestate in questi anni. Bisogna condurre le grandi imprese con spirito di servizio, il tempo per le rendite di posizione non c’è più.Quali sono gli obiettivi che il nuovo presidente di Generali dovrà perseguire?Generali è un gruppo di grandissima importanza per l’Italia e per l’Europa e finora ha saputo muoversi con grande cautela e misura. Geronzi ha sbagliato nel considerarlo uno strumento di potere, muovendosi perché la compagnia venisse piegata a interessi di parte. Ora l’opera va completata.In che modo?I soci abbiano la forza di liberarsi di Bolloré, perché fa parte dello stesso mondo di relazioni da cui proviene Geronzi. A nessuno deve essere consentito di servirsi di un gruppo come Generali, che deve restare esclusivamente a servizio dei suoi risparmiatori.I vincitori della partita finora sono stati Della Valle e Mediobanca.Di Mediobanca ho apprezzato la capacità di rinnovamento dopo Cuccia: c’è un gruppo dirigente competente e relativamente giovane ed è normale per me che Piazzetta Cuccia riacquisti un ruolo centrale. Della Valle ha fatto un’uscita coraggiosa e questo gli va riconosciuto. È nello stile del personaggio.Possiamo dire che ora la politica conta di meno nel gioco della grande finanza?Da tempo gli intrecci tra finanza e politica in Italia sono minori rispetto agli anni Settanta e Ottanta, quando davvero le banche erano controllate dai partiti. Oggi possiamo dire che la lezione di personaggi come Baffi, Sarcinelli e Ambrosoli è servita. La distanza, o addirittura la separazione, tra i due mondi è cresciuta e nello stesso tempo è aumentato il rispetto reciproco.
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