lunedì 13 novembre 2023
Preoccupazione sulla «Manovra attuale che ha rimandato a una rinegoziazione di alcuni capitoli del Pnrr per trovare spazi di bilancio per il piano Industria 5.0»
Baroni: «Servono misure per favorire la competitività delle aziende»

©BluCobaltoPhotography ©Renato Franceschin

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Servono misure per favorire e far crescere la competitività delle piccole e medie imprese chiamate ad affrontare la doppia sfida digitale e di sostenibilità ambientale. «Abbiamo bisogno di strumenti semplici che ci permettano di mantenere o rendere più competitive le nostre aziende: non vogliamo solo investimenti che siano ferro o byte, ma anche formazione sulle persone» ha aggiunto il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giovanni Baroni, introducendo alcuni dei temi, di cui si è molto parlato nell’annuale Forum di Piccola Industria, che sabato scorso ha messo al centro le competenze tecnologiche e del capitale umano, necessarie a portare avanti la transizione sotto il profilo ambientale e digitale.

«Per fare quello che il mercato ci chiama a fare serve ripensare radicalmente investimenti e costi, capitale fisico e immateriale, competenze e professionalità» ha continuato il presidente di Piccola Industria, sottolineando che oltre il 10% delle Pmi ha già investito sul piano digitale.

Stando agli ultimi dati disponibili, le imprese con meno di 250 dipendenti sono la quasi totalità delle aziende italiane e gli occupati nelle Pmi, comprese le microimprese, sono circa il 76,5% del totale: grazie alla loro struttura flessibile e alle loro performance «sono state in grado a piazzarsi nelle catene di valore internazionali». E l’export italiano ne ha potuto beneficiare.

Le Pmi italiane oggi «non si occupano più soltanto di produzione, ma hanno la necessità di trasformarsi e occuparsi del processo con cui ottengono e realizzano i prodotti, in altre parole la loro sostenibilità» ha spiegato Baroni che ha riflettuto con preoccupazione sul fatto che «la Manovra attuale abbia rimandato a una rinegoziazione di alcuni capitoli del Pnrr per trovare spazi di bilancio per il piano Industria 5.0». Anche rispetto alla legge di bilancio «in questo momento non ci sentiamo molto considerati: di fatto, non c’è un piano industriale, c’è stata una vigorosa frenata sugli investimenti, la stima di crescita del Pil in questi primi mesi è allo 0,7% e questo significa che nel secondo semestre saremo fermi».

Secondo l’ultimo rapporto Regionale Pmi 2023 i processi di ristrutturazione aziendale degli ultimi dieci anni, seppur incompleti e differenziati tra settori e territori, avevano reso più solido il tessuto produttivo italiano. Ma la crisi che ha caratterizzato ed è seguita ai periodi di lockdown del 2020 ha fatto fare soprattutto alle Pmi un passo indietro di 4 anni nel processo di rafforzamento dei bilanci osservato nei 10 anni pre-pandemia. A questo si aggiunge il persistere dell’inflazione che ha spinto finora la Banca centrale europea a un continuo e deciso rialzo dei tassi, prima della eccezionale battuta di arresto lo scorso 26 ottobre, e ha avuto ripercussioni sul costo dei finanziamenti alle imprese e, indirettamente, sul credito richiesto e su quello concesso, così come sugli investimenti. «Anche l’economicità degli investimenti è cambiata, se il denaro costa il 7% gli investimenti devono rendere almeno il 15% con tempi di rientro molto lunghi» ha spiegato il presidente Baroni.

La proposta di Piccola Industria è concreta: «Vorremmo strumenti semplici, come è stato Industria 4.0 che era un ammortamento automatico che si poteva includere nel bilancio delle nostre aziende». Una valida alternativa potrebbe essere, secondo Baroni, il credito di imposta sugli per investimenti per la doppia transizione digitale e sostenibile. «Chiediamo anche che nell’accordo sulla riscrittura del Pnrr sia reintrodotto un nuovo Credito formazione 5.0» affinché la trasformazione digitale e green delle Pmi possa andare verso «un’industria che sia umanocentrica, tecnologicamente avanzata e sostenibile».

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