giovedì 20 dicembre 2018
Oltre 1,6 milioni le aziende attive nel settore privato non agricolo (+1% rispetto al 2016) e 14,1 milioni le posizioni lavorative (+3,7%). Più assunti nei primi dieci mesi dell'anno
Nel 2017 crescono imprese e lavoratori
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Nel 2017 le aziende del settore privato non agricolo che sono risultate attive sono 1.650.468, con un aumento del 1,07% rispetto al 2016. Lo rileva l'Inps nel suo Osservatorio sulle imprese sottolineando che le posizioni lavorative (quindi i contratti attivi) in media erano 14.140.977, in aumento del 3,7% sul 2016. L'Inps sottolinea che il 77% delle imprese ha meno di cinque dipendenti (1,28 milioni di aziende per oltre 2,7 milioni di posizioni lavorative) mentre le imprese con oltre 1.000 addetti sono solo 780, ma hanno 2,8 milioni di posizioni lavorative. Se si considera, invece, il numero medio annuo di posizioni lavorative (o posti di lavoro), allora le imprese «fino a 15 posizioni lavorative» forniscono il 36,09% del totale dei posti di lavoro. Sempre nel 2017 la somma totale dei contributi annui è di circa 129 miliardi di euro, con un aumento del 2,83% rispetto all'anno precedente.

Tipologie contrattuali e retribuzioni
Nel 2017 il numero di lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi operai agricoli e domestici) con almeno una giornata retribuita nell'anno è risultato pari a 15.306.007 (+4,1% rispetto al 2016), con una
retribuzione media di 21.535 euro e una media di 243 giornate retribuite. Lo rileva l'Inps sottolineando la forte crescita rispetto al 2016 del numero dei lavoratori con contratto a tempo determinato (+27,8%) e stagionale (+12,3%) dovuta in buona parte all'abolizione dei voucher (da marzo 2017).

Rispetto alla tipologia contrattuale l'Inps evidenzia poi che il numero di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato (che includono anche gli apprendisti, salvo una piccolissima quota classificata tra gli stagionali) nel 2017 è 11.406.556 lavoratori più del 74,5% del totale in leggera flessione rispetto al 2016 (-1,7%), con una retribuzione media annua di euro 25.676 e 277 giornate medie retribuite.

Analizzando la distribuzione dei lavoratori per area geografica di lavoro, nel 2017 quasi un terzo dei lavoratori dipendenti (31,9%) lavora nelle regioni del Nord-ovest. Segue il Nord-est con il 23,7%, il Centro (21,0%), il Sud (16,5%) e le Isole (6,9%), solo lo 0,1% lavora all'estero. Le retribuzioni medie nel 2017 presentano valori più elevati nelle due ripartizioni del Nord rispettivamente 25.211 euro nel Nord-ovest e 22.616 nel Nord-est con un forte divario rispetto alle ripartizioni del Mezzogiorno, contrassegnate anche da valori più bassi del numero medio di giornate retribuite nell'anno. Con riferimento alla distribuzione per qualifica, nel 2017 è prevalente la componente degli operai che con 8.509.445 lavoratori rappresenta il 55,6% del totale, contro il 36,9% degli impiegati, il 3,4% degli apprendisti, il 3,0% dei quadri e lo 0,8% dei dirigenti. Da rilevare la variazione positiva, rispetto al 2016, degli apprendisti (+12,4%) favorita anche dalla conclusione delle agevolazioni contributive previste per le assunzioni a tempo indeterminato e per le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato effettuate nel 2016. Per quanto concerne la struttura per età emerge che, nel 2017, la classe di età modale è quella tra i 40 e i 44 anni con 2.222.150 (14,5% sul totale). Rispetto al genere, i lavoratori maschi rappresentano il 57,5% della distribuzione. La retribuzione media annua nel 2017, pari a 21.535 euro nel complesso, risulta molto differenziata sia per età sia per genere. In particolare, aumenta al crescere dell'età, almeno fino alla classe 55 - 59, ed è costantemente più alta per il genere maschile (24.862 euro contro 17.028 euro per le femmine). Il differenziale retributivo per età è strettamente connesso alla presenza di lavoro stagionale o a termine, rilevante soprattutto nelle classi di età più giovani. Infatti, rispetto alla media complessiva di giornate retribuite nel 2017 pari a 243, si riscontrano valori molto bassi tra i lavoratori sotto i 20 anni (78 giornate) e nella classe 20-24 anni (169 giornate).

Il differenziale retributivo per genere, invece, sembra più correlato alla maggiore presenza di lavoro part time tra le donne: il numero di lavoratrici che nel 2017 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro part time è pari a 3.298.959, contro 1.887.555 maschi. Nel 2017 circa il 21% dei lavoratori maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale mentre tra le femmine la quota di lavoratrici che ha avuto almeno un part time nell'anno è pari a circa il 50%.

Più assunti nei primi dieci mesi del 2018
Nei primi dieci mesi dell'anno si conferma il forte incremento delle trasformazioni da tempo determinato a
tempo indeterminato (+64,9%, +160mila) mentre risultano in contrazione, i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-16,5%, -10mila). L'incremento delle trasformazioni da tempo determinato è in gran parte attribuibile al forte incremento dei contratti a tempo determinato nel 2017, che ora giungono a scadenza. Analogamente la flessione delle conferme dei rapporti di apprendistato è riconducibile alla scadenza nel 2018 del triennio formativo degli apprendisti assunti nel 2015, anno in cui, a causa della possibilità di utilizzo dell'esonero triennale, le assunzioni in apprendistato hanno registrato una notevole riduzione rispetto agli anni precedenti.

Le cessazioni nel complesso sono state 5.784.000, in aumento rispetto all'anno precedente (+9,3%, +494mila): crescono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto i contratti intermittenti, mentre diminuiscono quelle dei rapporti a tempo indeterminato (-3,9%, -52mila).

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