mercoledì 22 febbraio 2023
L'istituto di statistica: merito dell'inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici regolamentati a livello tendenziale. L'inflazione acquisita per il 2023 è del 5,3%
L'inflazione rallenta: a gennaio si ferma al 10%
COMMENTA E CONDIVIDI

L'inflazione rallenta nel primo mese dell'anno nuovo. Nel mese di gennaio, si stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e del 10% su base annua, da +11,6% nel mese precedente. Lo comunica l'Istat, limando così la stima prelimare (che era del 10,1%) e sottolineando che a gennaio l'inflazione evidenzia "un netto rallentamento".

Si attenua la dinamica annua dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto "carrello della spesa", che scende a +12% dal +12,6% del mese precedente. La stima preliminare che indicava un +12,2%. Al contrario si accentua la dinamica dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +8,5% a +8,9%).

L'inflazione acquisita per il 2023, ovvero la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell'anno, è pari a +5,2% per l'indice generale e a +3,2% per la componente di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari freschi).

La frenata dell'inflazione si deve infatti, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, (da +70,2% a -12%) e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,3%), degli alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%).La cosiddetta inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,8% a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile a +6,2%. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,1%), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra i due settori (dal 13% di dicembre al 9,9%). "La discesa risente dell'andamento delle componenti più volati dell'indice dei prezzi al consumo, fortemente condizionato dall'inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati - sottolinea l'Istat - Restano diffuse, tuttavia, le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell'abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo".

L'aumento su base mensile dell'indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei servizi per l'abitazione (+1,6%), degli alimentari lavorati (+1,3%), dei beni durevoli (+1,1%) e non durevoli (+0,7%).

A gennaio l'inflazione più marcata si registra nelle Isole (+11,7%, in lieve rallentamento da +13,9% di dicembre), a cui segue il Nord-Ovest (+10%, da +11,4% del mese precedente). Tassi inferiori alla media nazionale si registrano invece nel Sud (+9,9%, da +11,7%), nel Nord-Est (+9,7%, da +11,5%) e nel Centro (+9,6%, da +11%). Tra le città con più di 150mila abitanti l'inflazione più elevata si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) e Palermo (+11,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta (+7,6%) e, ultima, a Potenza (+7,5%). Sopra la media nazionale si piazza Milano (+10,8%), sotto Roma (+8,9%).

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: