martedì 5 maggio 2020
La richiesta delle aziende sarà sempre più orientata verso profili con solide conoscenze e competenze informatiche
In crescita i profili digitali richiesti dalle aziende

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Hc Srl, società di formazione, coaching e outplacement controllata da Openjobmetis, ha condotto un’indagine coinvolgendo oltre 200 aziende (Direzione personale, formazione e sviluppo), con l’obiettivo di indagare gli effetti del Covid -19 nella gestione delle risorse umane. La survey ha cercato in primis di far emergere la differenza tra il ricorso al lavoro agile nei periodi pre e post blocco. Mentre il 46% delle aziende coinvolte nell’indagine dichiara di non averne fatto uso prima della diffusione del Coronavirus, ora solamente l’1% prosegue sulla stessa linea. In più, si nota come in precedenza solamente il 7% delle imprese cercasse di estendere a tutti la possibilità di optare per il lavoro a distanza, contro il 45% attuale. Si tratta di dati che dimostrano la pervasività di una pratica, forzata dalla contingenza, divenuta ormai quasi imprescindibile. Ancor più interessante è notare come la propagazione del fenomeno non subisca variazioni significative tra società di piccole, medie o grandi dimensioni. La diffusione pare quindi essere del tutto trasversale. Un altro quesito fondamentale è quello che riguarda il futuro dello smart working al termine del periodo di lockdown. A questa domanda, il 66% degli intervistati risponde con una chiara intenzione di non tornare sui propri passi, ma di impegnarsi a estendere la pratica in maniera significativa.

Oltre che sulla sanità pubblica e sull’economia del Paese, il Covid-19 lascerà in eredità strascichi e lezioni altrettanto importanti sul clima aziendale. In particolare: aumento delle capacità digitali (58%); integrazione e collaborazione (40%); preoccupazione per il proprio futuro lavorativo (33.6%); spinta a impegnarsi di più e meglio (11%); timore per la propria salute (11%); isolamento nello smart working (5%). Altre conseguenze, secondo i partecipanti all’indagine, si potrebbero manifestare nel rapporto capo-collaboratori: necessità di una long-distance leadership (56.1%); bisogno di alimentare la fiducia (46.3%); saper gestire stress ed emergenze (32.2%); il rapporto rimarrà sostanzialmente immutato (8%); necessità di saper governare le proprie emozioni (8%); capacità di gestione dei conflitti (2%).

La crescita dell’integrazione e della collaborazione è quindi vista come un’opportunità nata paradossalmente dal distanziamento fisico, che sembrerebbe essere stato utile proprio ad accrescere il valore del legame interpersonale. Parallelamente, la segregazione stessa ha portato a un ripensamento del concetto di leadership, che deve ora includere più che mai nozioni fondamentali come la creazione di un clima di vicinanza psicologica e fiducia comune. Dal punto di vista del futuro delle Hr, la questione più urgente riguarda i contenuti ai quali le aziende dedicheranno prioritariamente attenzione nello sviluppo delle persone. Il 40.39% delle risposte si concentra sull’accrescimento della digital agility, mentre il 30.05% sul favorire il benessere psicologico dei lavoratori. La visione orientata al digitale e alla cura del capitale umano si rivela ancora una volta il leitmotiv dominante tra le risposte. L’ultimo tema, ma non meno importante, è quello della cassa integrazione, che risulta essere l’argomento maggiormente divisivo. Il 51% dichiara di non prevedervi il ricorso, il 49% sostiene invece di averlo ha fatto o di averne intenzione.

«Guardiamo al futuro e al cambiamento delle persone e ci è sembrato per questo importante interrogarsi sui cambiamenti che ci attendono nel mondo del lavoro ­- spiega Ivano Tognassi, amministratore delegato di Hc Srl -. L’indagine conferma come la svolta digitale, forzata dall’isolamento nella pandemia, richieda un’accelerazione anche attraverso adeguati percorsi di formazione e di apprendimento delle skill necessarie. Affinché i lavoratori non si ritrovino in ritardo rispetto al nuovo statu quo. La richiesta delle aziende sarà sempre più orientata verso profili con solide conoscenze e competenze digitali. Come società che si occupa di formazione, in ogni caso, crediamo che la formazione a distanza possa integrare, ma non sostituire il contatto diretto, che resta indispensabileper un pieno apprendimento. Ogni previsione è possibile solo a breve termine, ma certamente sarà nostro dovere fare tesoro delle lezioni apprese in questi ultimi tempi».

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