giovedì 13 agosto 2020
A settembre i corsi Ifts, Iefp e Its avranno un ruolo ancora più importante nell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro
Sebastiano Fadda, presidente dell'Inapp

Sebastiano Fadda, presidente dell'Inapp - Archivio

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Tecnici per la progettazione e lo sviluppo di applicazioni informatiche e la gestione di database, anche nel campo sanitario così come in quello edile o del turismo ma anche futuri artigiani in grado di valorizzare i prodotti del made in Italy. Da settembre, con il riavvio del nuovo anno scolastico e formativo, ripartono i percorsi di Istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) insieme alla formazione professionalizzante della filiera lefp di cui l’Inapp-Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche monitora ogni anno i risultati per conto del ministero del Lavoro e in collaborazione con le Regioni e Province Autonome. Entrambe le filiere formative, in cui una parte rilevante del percorso viene realizzata in azienda, per l’Inapp, si confermano un buon canale di accesso al mercato del lavoro: a tre anni dal diploma, il tasso di occupazione degli studenti della filiera lefp si attesta al 69%, mentre per i percorsi di Ifts, a un anno dalla fine del corso, uno studente su due ha trovato lavoro e a due anni la quota di occupati sale al 64%. Per questi ultimi, caratterizzati da un Repertorio Nazionale che comprende 20 specializzazioni professionali, resta fondamentale la centralità dell’esperienza di stage aziendale: su un percorso che prevede un range compreso tra le 800 e le 1000 ore, almeno il 30% di queste deve essere svolto dal partecipante in un’azienda sotto forma di stage. È la stessa quota che i corsisti della Iefp svolgono in azienda, con percentuali di formazione in impresa ancora più elevate nei percorsi realizzati in modalità duale.

«La cosiddetta filiera lunga della formazione tecnico-professionale (Iefp, Ifts, Its) avrà un ruolo ancora più centrale nella fase di ripresa post virus – ha spiegato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – se infatti la crisi economica, dovuta anche al blocco delle attività durante il lockdown, ha messo a nudo le debolezze del nostro sistema produttivo, è altrettanto vero che l’occasione unica del Piano europeo Next Generation EU da oltre 200 miliardi di euro, apre per l’Italia nuove opportunità nel campo sanitario, dell’assistenza alle persone, nell’informatica, nell’economia circolare, nella logistica, nei servizi in campo ambientale ed ecologico. E per questo c’è bisogno di tecnici altamente qualificati, di ragazzi e ragazze che abbiano voglia di “ridisegnare” il mondo lavorativo e produttivo che verrà post Covid-19. Se i contenuti formativi di queste strutture educative avranno la capacità (e devono averla) di ancorarsi tempestivamente ai fabbisogni di capitale cognitivo relativi alla “quarta rivoluzione industriale” e ai fabbisogni espressi dal sistema produttivo in trasformazione si otterrà il duplice risultato di colmare la carenza di tecnici qualificati lamentata da molte imprese e nello stesso tempo di favorire la diffusione delle nuove tecnologie presso le unità produttive di tutte le dimensioni e di tutti i settori. In questo modo verrà dato un grande contributo alla soluzione di quel problema della bassa produttività che da tempo caratterizza il sistema produttivo italiano».

Intanto proprio l’indagine condotta dall’Inapp sottolinea quanto sia importante la formazione nel percorso di chi cerca un’occupazione qualificata e coerente con il percorso formativo realizzato: circa la metà degli occupati ha ottenuto un contratto a tempo determinato (49%), seguono i contratti a tempo indeterminato (con oltre il 38%), accanto all’8,4% di lavoratori autonomi e al 4,9% di parasubordinati. Sul versante Iefp, si confermano le migliori performance occupazionali dei Centri accreditati rispetto agli istituti professionali, soprattutto fra i diplomati (70% di occupati nei Centri e 65% negli Istituti scolastici) e una grande soddisfazione dell’utenza, sia in termini di coerenza percepita tra la formazione e il lavoro svolto, nonché rispetto all’occupazione, soprattutto con riferimento a: relazioni con superiori e colleghi, interesse per le mansioni esercitate, condizioni ambientali e retribuzione.

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