sabato 8 agosto 2020
Mentre nel primo semestre gli infortuni sono stati 244.896 (-24,4% rispetto allo stesso periodo del 2019), di cui 570 mortali (+18,3%)
Oltre 51mila i lavoratori contagiati da Covid-19

Oltre 51mila i lavoratori contagiati da Covid-19 - Archivio

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I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del 31 luglio sono 51.363, 1.377 in più rispetto al monitoraggio del 30 giugno, di cui 360 sono denunce afferenti al mese di luglio. I casi mortali sono 276 (+24, riconducibili a decessi avvenuti tra marzo e maggio), concentrati soprattutto tra gli uomini (83,3%) e nelle fasce 50-64 anni (69,9%) e over 64 anni (20,0%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto, il rapporto tra i generi si inverte, il 71,4% dei lavoratori contagiati sono donne e l’età media scende a 47 anni. A fare il punto della situazione è il settimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi. Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su dieci sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,3% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8%), Sud (5,7%) e Isole (2,0%). Con riferimento ai contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale sale al 57,6%, mentre il Sud, con il 15,2% dei decessi, precede il Nord-Est (13,1%), il Centro (12,3%) e le Isole (1,8%). La Lombardia è la regione più colpita, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,2%) e il 43,8% dei decessi. Circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre i casi registrati in Agricoltura, nella Navigazione e nella gestione per Conto dello Stato sono circa 650. Rispetto alle attività produttive, il 71,6% del complesso delle infezioni denunciate e il 23,4% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanità (Asl) porta all’80,6% la quota dei contagi e al 33,7% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Con il 40,0% dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, la categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la più colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,0%), dai medici (10,3%), dagli operatori socio-assistenziali (8,9%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%). L’analisi dei decessi rivela come circa il 35% riguardi personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, il 9,9% dei casi mortali codificati riguarda i tecnici della salute (il 62% sono infermieri), seguiti dai medici (8,5%), dagli operatori socio-sanitari (6,6%), dagli operatori socio-assistenziali e dal personale non qualificato nei servizi sanitari (3,8% per entrambe le categorie).

DATI RELATIVI AL PRIMO SEMESTRE 2020
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di giugno sono state 244.896, in diminuzione di circa 79mila casi rispetto alle 323.831 del primo semestre 2019 (-24,4%). Questa diminuzione è influenzata in particolare dal sostenuto calo delle denunce registrate tra marzo e giugno, che sono state 75mila in meno rispetto al quadrimestre marzo-giugno 2019 (-34,5%), a causa soprattutto dello stop forzato tra marzo e maggio di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus e delle difficoltà incontrate dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown, dall’inizio di giugno. I dati rilevati al 30 giugno di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 276.043 a 217.695 (-21,1%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che hanno fatto registrare un calo del 43,1%, da 47.788 a 27.201. Il confronto tra il quadrimestre marzo-giugno 2020 e l’analogo quadrimestre del 2019 documenta come le diminuzioni siano molto più marcate, pari rispettivamente al -30,0% e al -62,6%. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nei primi sei mesi del 2020 è diminuito del 14,2% nella gestione Industria e servizi (dai 243.591 casi del 2019 ai 209.118 del 2020), del 23,1% in Agricoltura (da 15.694 a 12.068) e del 63,3% nel conto Stato (da 64.546 a 23.710). Per quest’ultima gestione, in particolare, si è registrato tra marzo e giugno un crollo delle denunce, dalle oltre 41mila del 2019 alle circa 2.600 del 2020 (-93,6%), per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, che sono state chiuse per evitare il propagarsi del contagio. Anche le gestioni Industria e servizi e Agricoltura hanno registrato diminuzioni più sostenute, se riferite al quadrimestre marzo-giugno (-19,8% e -33,8% rispettivamente). In controtendenza rispetto all’andamento degli altri settori economici, il settore Ateco “Sanità e assistenza sociale” ha registrato un forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro: +171% su base semestrale (da 13mila a 35mila casi) e +255% su base quadrimestrale (marzo-giugno 2020 vs marzo-giugno 2019), passando dagli oltre 8.500 casi registrati nel periodo marzo-giugno 2019 agli oltre 30mila del quadrimestre marzo-giugno 2020 (oltre tre denunce su quattro riguardano il contagio da Covid-19), con un aumento di quasi il 500% nel solo bimestre marzo-aprile 2020/2019. Nel primo semestre di quest’anno l’analisi territoriale evidenzia un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese. Questa flessione risulta essere decisamente più contenuta nel Nord-Ovest (-13,5%) e più accentuata nel Nord-Est (-26,5%), al Centro (-29,9%), al Sud (-33,0%) e nelle Isole (-30,9%). Se si limita il confronto al solo quadrimestre marzo-giugno, i cali registrati nelle singole ripartizioni geografiche sono più evidenti: -18,5% per il Nord-Ovest, -37% circa per il Nord-Est e oltre il -43% per Centro, Sud e Isole. La flessione che emerge dal confronto dei primi sei mesi del 2019 e del 2020 è legata soprattutto alla componente maschile, che registra un calo del 30,7% (da 206.010 a 142.774 denunce), mentre per quella femminile si attesta al -13,3% (da 117.821 a 102.122). Nei mesi di marzo-giugno, in particolare, rispetto allo stesso quadrimestre dell’anno precedente le denunce si sono quasi dimezzate per i lavoratori (-44,1%) e sono diminuite del 17,2% per le lavoratrici. Tra gennaio e giugno la diminuzione ha interessato sia i lavoratori italiani (-25,4%), sia quelli comunitari (-14,0%) ed extracomunitari (-20,8%), con cali percentuali più sostenuti se limitati al confronto del solo quadrimestre marzo-giugno. Dall’analisi per classi di età emergono decrementi generalizzati in tutte le fasce, ma più contenute per i lavoratori tra i 45-64 anni.

Casi mortali. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo semestre 2020 sono state 570. Pur nella provvisorietà dei numeri, questo dato evidenzia un aumento di 88 casi rispetto ai 482 registrati nello stesso periodo del 2019 (+18,3%). L’incremento è influenzato dal numero dei decessi avvenuti e protocollati al 30 giugno 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo. A livello nazionale, rispetto al primo semestre dell’anno scorso si registra solo una riduzione degli infortuni mortali in itinere, che sono passati da 144 a 85 (-41,0%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati da 338 a 485 (+43,5%). L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 409 a 505 denunce) e il conto Stato (da 8 a 24), mentre l’Agricoltura ha registrato 24 casi in meno (da 65 a 41). Al 30 giugno di quest’anno risultano quattro incidenti plurimi avvenuti nei primi sei mesi, per un totale di otto decessi: il primo in gennaio, costato la vita a due lavoratori vittime di un incidente stradale a Grosseto, il secondo in febbraio, con due macchinisti morti nel deragliamento ferroviario avvenuto in provincia di Lodi, il terzo in marzo, con due vittime in un incidente stradale in provincia di Torino e l’ultimo in giugno, con due operai travolti dal crollo di un muro a Napoli. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi avvenuti tra gennaio e giugno erano stati nove, con 18 casi mortali denunciati (16 dei quali stradali). Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione di tre casi mortali al Centro (da 104 a 101) e di 14 nelle Isole (da 48 a 34). Il Nord-Ovest si contraddistingue, invece, per un incremento di 90 casi mortali (da 123 a 213), complici soprattutto gli aumenti di Lombardia (+73) e Piemonte (+12). Anche il Sud registra 13 casi mortali in più (da 102 a 115) e il Nord-Est due in più (da 105 a 107). L’incremento rilevato nel confronto tra i primi sei mesi del 2020 e del 2019 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 441 a 510 (+69 decessi), mentre quella femminile ha fatto registrare 19 casi in più, da 41 a 60. In aumento le denunce di infortunio mortale dei lavoratori italiani (da 391 a 485), in calo quelle dei lavoratori extracomunitari (da 58 a 53) e comunitari (da 33 a 32). Dall’analisi per fasce d’età si contraddistinguono per un aumento dei decessi quelle degli over 55, rispetto alla diminuzione registrata nelle altre.

Denunce di malattie professionali. Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo semestre 2020 sono state 20.337, 12.238 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 (-37,6%). Anche in questo caso a influenzare la flessione è il numero più contenuto delle denunce presentate tra marzo e giugno 2020, in riduzione del 57% rispetto allo stesso quadrimestre del 2019. Nei primi sei mesi del 2020 si sono registrate diminuzioni delle denunce nell’Industria e servizi (-35,3%, da 25.767 a 16.676 casi), in Agricoltura (-46,7%, da 6.462 a 3.442) e nel conto Stato (-36,7%, da 346 a 219). Dall’analisi territoriale dei dati emergono cali delle patologie denunciate nel Nord-Ovest (-50,1%), nel Nord-Est (-41,5%), al Centro (-33,2%), al Sud (-40,7%) e nelle Isole (-21,8%). In ottica di genere si rilevano 8.791 denunce di malattia professionale in meno per i lavoratori, da 23.710 a 14.919 (-37,1%), e 3.447 in meno per le lavoratrici, da 8.865 a 5.418 (-38,9%). Il decremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (passate da 30.306 a 18.910, pari a un calo del 37,6%), sia quelle dei lavoratori comunitari (da 766 a 478, -37,6%) ed extracomunitari (da 1.503 a 949, -36,9%). Le prime tre malattie professionali denunciate tra gennaio e giugno di quest’anno continuano a essere, nell’ordine, le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e quelle dell’orecchio, seguite dalle malattie del sistema respiratorio e dai tumori. Tutte registrano diminuzioni nei periodi in esame.

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