martedì 4 ottobre 2022
La transizione ecologica ha bisogno di obiettivi a lungo termine definiti in collaborazione
Misurare l'impatto dei provvedimenti non solo con i numeri

Misurare l'impatto dei provvedimenti non solo con i numeri - Ansa

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Passare dalla narrazione all’azione. È questa la sfida cruciale per le organizzazioni nell’era della transizione ecologica. A questo scopo, un aspetto fondamentale per enti profit e non profit è quello della valutazione del proprio impatto, sull’ambiente e sulla società. Una misurazione che però non deve essere miope: «Non si devono guardare solamente gli indici numerici e puntare a ottenere le certificazioni – sostiene Cristiana Rogate, fondatrice di Refe, Strategie di sviluppo sostenibile, nel corso dell’incontro 'Valutare l’impatto, un’azione straordinaria', ieri al Salone della CSR– c’è bisogno, piuttosto, di una programmazione strategica che non sia solo di metodo, ma che abbia dei chiari obiettivi». Il rischio che si corre è, infatti, quello di trasformare la misurazione dell’impatto in una dichiarazione d’intenti. «Prima di tutto, bisogna guardare agli effetti più immediati, quelli che impattano sui soggetti direttamente coinvolti – ha proseguito Rogate - e, per questo, bisogna far partecipare questi “stakeholders” alla programmazione delle strategie», nell’ottica di un management mutualistico e condiviso. Fondamentale è anche l’orizzonte temporale. «Quando si fanno queste valutazioni – ha aggiunto Giorgio Fiorentini, docente di Management delle imprese sociali – bisogna tenere in considerazione il breve, il medio e il lungo termine». Misurare non solo ex post, quindi, ma anche ex ante e in itinere, utilizzando indicatori di prestazione che siano uguali per tutti, «altrimenti diventa tutta narrativa », ha puntualizzato Fiorentini. Il rischio è, infatti, quello di indulgere nella celebrazione del proprio operato, tenendo in considerazione solo gli obiettivi raggiunti. Secondo Federico Mento, direttore di Ashoka Italia, l’unico modo per scardinare questa prospettiva è quello di abbracciare la «cultura del fallimento», intesa come «trasparenza» totale. «Gli imprenditori dovrebbero rendere pubbliche tutte le proprie esperienze, errori compresi», ha sottolineato Mento. Aprrendere e far apprendere dagli errori, per favorire un cambiamento collaborativo e integrato.

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