martedì 21 marzo 2017
L’Italia raggiunge il 73% di occupati nel settore nel 2015, uguagliando i livelli della Germania. Turismo, innovazione digitale ed e-commerce in progresso
Il terziario motore per la crescita del Paese
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Pur rimanendo un Paese a vocazione manifatturiera, l’Italia sta sempre più progredendo nel processo di terziarizzazione dell’economia: la quota di occupati del terziario è passata dal 60% del 1990 al 73% del 2015, raggiungendo i livelli della Germania. Grazie all’istituzione della decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato e all’introduzione del contratto a tutele crescenti, negli ultimi anni si è osservato un aumento dei lavoratori dipendenti in quasi tutti i settori, ma è proprio quello dei servizi che genera l’80% della crescita totale: circa 550 mila unità in più nel terzo trimestre 2016 rispetto al 2014. Resta lievemente disomogenea la struttura occupazionale: le regioni del Centro-Sud sono più orientate al terziario, mentre quelle del Nord conservano una maggiore vocazione manifatturiera. Infatti, nel Mezzogiorno prevalgono i servizi pubblici, mentre al Nord spiccano in particolare commercio, turismo e servizi innovativi. Sono i dati della ricerca Innova commissionata da Uiltucs, Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio e Servizi, diffusi a Bari in occasione della Conferenza di Organizzazione, per fare una fotografia di come sta cambiando il lavoro in Italia ed avviare una seria riflessione sul futuro del settore terziario come motore per una solida crescita del Paese.

All’interno del terziario, dominano la crescita i settori che appartengono all'Uiltucs. In particolare, l’aumento dei dipendenti del 2015 è stato in larga misura guidato da due comparti: turismo, alberghi e ristoranti (+92 mila lavoratori) e servizi innovativi alle imprese (+68 mila). Con segno negativo il commercio (-26 mila) e i servizi tradizionali alle imprese (-5 mila). Nei primi tre trimestri del 2016 a turismo, alberghi e ristoranti (+89 mila lavoratori) e servizi innovativi alle imprese (+75 mila) si sono affiancati il commercio (+32 mila) e i servizi tradizionali alle imprese (+14 mila). Oltre all’incremento dei lavoratori dipendenti si riscontra una crescita esponenziale dei buoni lavoro, che tra il 2013 ed il 2015 sono cresciuti del 356%. Il terziario si conferma uno dei maggiori committenti, tanto che il 40% del totale dei voucher è costituito da Commercio e Alberghi e ristoranti.

«Come dimostra la ricerca l’Italia può agganciare la ripresa solo a condizione di garantire al terziario il ruolo che gli compete visti i numeri degli occupati e del Pil generato - ha dichiarato Brunetto Boco, segretario generale della Uiltucs -. È necessario mettere in cantiere una politica economica di sistema per i servizi e le infrastrutture, tanto più che è solo in questo ambito, come dimostrano tutte le previsioni, che si potranno produrre nuovi posti di lavoro negli anni a venire».



Sul piano turistico, l’Italia rimane tra le mete più ambite a livello internazionale e cresce il volume delle entrate da flussi turistici (oltre il 3,5% la crescita sia nel 2014 sia nel 2015). Ciò imprime una maggior consistenza al settore turistico in termini sia di valore aggiunto sia di numero di occupati, ben 1.390.745 nel 2015, in aumento dell’8,1% rispetto al 2013, con ancora forti prospettive di crescita.

Nella rappresentazione del lavoro che cambia l’innovazione digitale ha un ruolo dominante. Sicuramente l’automazione eserciterà una certa pressione sul mercato del lavoro, ma ciò non comporterà la distruzione dell’occupazione. In futuro più che attendersi un’enorme eccedenza di manodopera è più facile aspettarsi che si continui a lavorare a fianco e coadiuvati da robot. Infatti nei prossimi anni il progressivo invecchiamento della popolazione aumenterà il fabbisogno occupazionale (in particolare nei comparti sanità-assistenza-istruzione, servizi avanzati alle imprese e commercio) e l'automazione è una possibile via per mantenere elevati standard di vita.

L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per percentuale di cittadini che acquistano prodotti su internet: con il 29% è al terzultimo posto (55% nell’Ue). Nel nostro Paese i prodotti maggiormente acquistati online fanno riferimento alla categoria viaggi e vacanze, abbigliamento e attrezzature elettroniche. Rimangono invece più indietro i prodotti alimentari. Da notare, però, che mentre in altri paesi tale dato è stabile o addirittura in calo negli ultimi anni, in Italia fatturato derivante dall’e-commerce è andato crescendo, fin quasi a raddoppiare negli ultimi sei anni, con grandi prospettive di sviluppo future.


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