giovedì 24 maggio 2018
«Aumentano gli esclusi dal benessere, serve redistribuzione». Sono almeno sei milioni i doppiolavoristi tra i dipendenti e 600mila gli immigrati che lavorano in nero
Il sommerso vale 300 miliardi
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Una sorta di "camera iperbarica" che ha permesso a molti di riprendere fiato e sopravvivere nel corso del lungo periodo di crisi. Così l’Eurispes definisce l’economia sommersa. che nel nostro Paese ha generato, a partire dal 2007, almeno 549 miliardi di euro l’anno. Un fenomeno che coinvolge tutti i settori, dall’agricoltura ai servizi, all’industria, nelle forme del lavoro nero continuativo, del doppio lavoro, del lavoro nero saltuario. Secondo l’Eurispes, il 54,5% dell’economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 28,4% dall’evasione fiscale da parte di aziende e imprese, il 16,9% dalla cosiddetta economia informale. Per quanto riguarda la parte più consistente dell’economia non osservata, relativa al flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a 300 miliardi di euro. Sono almeno sei milioni i doppiolavoristi tra i dipendenti e 600mila gli immigrati con permesso di soggiorno che lavorano in nero. Sono alcune delle stime di un’indagine realizzata da Eurispes e Università Mercatorum.

Lo studio indica inoltre che aumentano gli "esclusi" dal benessere e si è determinata «una sempre più iniqua distribuzione: i pochi ricchi (l’1%) sempre più ricchi beneficiano di buona parte dei dividendi dello sviluppo, la società del 99% resta a guardare». Sfuggono ai calcoli ufficiali anche coloro che esercitano attività in nero, anche a tempo pieno, ma che dispongono di un reddito che esclude attività di lavoro retribuito: parliamo in pratica delle persone che godono di pensioni di invalidità e di vecchiaia. In Italia, su un totale di 16,5 milioni di pensionati, circa 4,5 milioni hanno un’età compresa tra i 40 e i 64 anni. È plausibile che almeno un terzo di essi lavori in nero. A questo terzo si aggiungono altri 820mila pensionati tra ultra-sessantacinquenni ancora attivi, che vanno a formare, secondo le stime Eurispes, un piccolo esercito di circa 2.320.000 pensionati che producono lavoro sommerso. Altra categoria che sfugge ai dati ufficiali è quella delle casalinghe, circa 8,5 milioni. Il 18,8% di esse svolgerebbe lavori che vanno ad alimentare il sommerso. L’Istat rileva inoltre 1.400.000 persone in cerca di occupazione: di queste, il 50% lavorerebbe totalmente in nero. A queste categorie, vanno aggiunti i lavoratori indipendenti, i liberi professionisti, i collaboratori a progetto e i soci di cooperative. Difficile immaginare che la totalità di loro paghi le tasse per la totalità degli introiti.

Secondo le stime Eurispes inoltre, ai 300 miliardi derivanti dal lavoro sommerso, si devono aggiungere 156 miliardi di euro di sommerso generati dalle imprese italiane. È stato possibile stimare questo dato basandosi sulle operazioni condotte, a partire dal 2007, dalla Guardia di Finanza: su oltre 700mila controlli effettuati, sono stati riscontrati 27 miliardi di euro di base imponibile sottratta al fisco.

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