mercoledì 6 aprile 2016
​Dopo sette anni l'intesa. I sindacati: ora tutti i rinnovi contrattuali.
Il pubblico impiego si fa in quattro
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È stata firmata ieri l’intesa, in dodici punti, sul pubblico impiego. Si partirà da una fase ponte e la prima tappa si svolgerà in un 1 mese. Era atteso dal 2009, da quando l’allora ministro Renato Brunetta stabilì nella legge che porta il suo nome di ridurre i comparti da undici ad un massimo di quattro. Ma a causa del blocco della contrattazione tutto è rimasto in standby fino all’autunno scorso. Ci sono voluti sette anni prima di arrivare al round decisivo, con la stesura di un testo, di 12 articoli e concordato tra l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo e sindacati confederali. «Quello siglato con l’Aran è un buon accordo – sottolinea Anna Maria Furlan, leader Cisl – voluto fortemente dai sindacati confederali. Adesso non c’è più alibi per il governo, non ha nessuna giustificazione se ritarda ancora l’apertura del confronto». Funzioni centrali, funzioni locali, Istruzione e ricerca e Sanità sono i quattro comparti a cui corrispondono altrettante aree dirigenziali. La presidenza del Consiglio è a se stante. C’è il cosiddetto 'compartone' (ministeri, agenzie fiscali, enti come l’Inps) con 247 mila dipendenti e 6.800 dirigenti; le autonomie locali, per cui sostanzialmente non cambia nulla, con 457 mila dipendenti e 15.300 dirigenti (inclusi i tecnici-amministrativi sanitari); la 'conoscenza' che incorpora scuola, università, ricerca e accademie e con 1,1 milioni di dipendenti e 7.700 dirigenti; la Sanità, che riprende i vecchi confini (531 mila dipendenti e 126.800 dirigenti). Non cambia solo il numero dei contratti, tanti quanti i comparti, ma anche il format. Viene ribadito il concetto di unitarietà ma allo stesso tempo viene prevista la possibilità di dividerlo in una parte comune, in cui rientrano gli aspetti condivisi da tutte le amministrazioni affiliate, e in parti speciali o sezioni, per regolare aspetti peculiari. Tutto il periodo 2016-2018 è considerato una fase transitoria. In particolare per i due comparti che hanno subito gli accorpamenti, ovvero funzioni centrali e conoscenza, viene data la possibilità di dare vita a fusioni così da non disperdere il patrimonio rappresentativo dei sindacati più piccoli. La decisione di aggregarsi deve essere presa in 30 giorni ma per la verifica c’è tempo fino al 31 dicembre del 2017. L’accordo prevede il diritto alla partecipazione ai tavoli anche per quei sindacati che non procedono ad accorparsi e che nei nuovi mega-comparti si ritrovino sotto la soglia del 5% di voti e deleghe.
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