venerdì 6 ottobre 2023
Gabriele Garcia, ha fondato dieci anni fa Think Twice per arginare l’economia che uccide: «Nel nostro Paese i soprusi invadono tutti gli spazi sociali dalla scuola alla famiglia alla strada»
 La scuola virtuale nata in Brasile che insegna la nonviolenza

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«Io, noi, tutti, tutto». Sono queste le parole guida per costruire un’economia nonviolenta. Già, perché il sistema economico può essere estremamente violento, nei confronti dell’ambiente e degli impiegati. Non a caso papa Francesco ha coniato l’espressione «economia che uccide», utilizzata anche venerdì nel messaggio inviato a Economy of Francesco.

Partendo da questa convinzione, Gabriele Garcia porta avanti, da dieci anni, Think Twice, un programma per “pacificare” il mondo economico, quello politico e i vari ambiti sociali e istituzionali. «Come? È necessario costruire modelli alternativi. Questi, però, partono da una presa di coscienza individuale e collettiva. Think Twice lavora sulla coscienza», racconta la 37enne di San Paolo che, nel 2013, ha lasciato lo studio di avvocati dove lavorava come civilista, per fondare l’organizzazione. «Volevo fare qualcosa che mi facesse sentire davvero utile per la società. Sapevo che se non avessi trovato il coraggio me ne sarei pentita» sottolinea. Un sogno condiviso con Felipe Brescancini, ex responsabile marketing di una importante multinazionale.

Così è nato Think Twice, progetto che offre corsi di formazione su un concetto integrale di nonviolenza – in gran parte online ma anche in presenza – ad amministratori, imprenditori, attivisti. L’incontro con The Economy of Francesco si è verificato nel 2019 quando Gabriele e Felipe hanno sentito l’appello del Pontefice a giovani studiosi, esperti, attivisti del pianeta e hanno deciso di partecipare alla selezione. «Abbiamo pensato che potesse essere un’opportunità straordinaria per confrontarci con altri ricercatori. Quando siamo stati scelti, eravamo entusiasti. E il lavoro di questi anni nel “villaggio politiche pubbliche e felicità” è stato perfino meglio di quanto immaginavamo».

Think Twice lavora in tutto il mondo. «Ci concentriamo, però, soprattutto sul Brasile». Con una media di 22,3 omicidi ogni 100mila abitanti, il gigante latinoamericano è uno dei Paesi più violenti del Continente. Un fenomeno che riguarda i vari spazi sociali: la famiglia, la scuola, strada, a cui lo Stato risponde con la stessa moneta. L’anno scorso, in base ai dati raccolti dal Foro brasileiro de seguridade pública, 6.429 persone sono state uccise nel corso di operazioni realizzate dalle forze dell’ordine, in media 17 vittime al giorno. E da gennaio, dodici ragazzini sono morti in operazioni anticrimine realizzate dalle forze dell’ordine, cioè più di uno al mese. Altri 18 sono stati feriti. Il pugno di ferro non fa diminuire la criminalità.

A guadagnarci, però, sono le imprese per la sicurezza privata i cui bilanci non smettono di lievitare. «La violenza è un buon affare. Anche la pace può esserlo, solo si tratta di un processo lungo». Il metodo di Think Twice parte dal lavoro in piccoli gruppi, intorno ai quali viene creato un ambiente di fiducia. «All’interno cerchiamo di consentire a ciascuno di esprimersi su temi “delicati”, come la democrazia, il razzismo, l’esclusione. A partire da questo, cerchiamo di aiutarle a farle in modo non impositivo, sperimentiamo un modo diverso di dialogare e di confrontarsi. L’obiettivo è risanare le relazioni, con gli altri e con la casa comune. Questa è la chiave per migliorare l’operato delle aziende, delle pubbliche amministrazioni, delle organizzazioni civili. Alla fine, si rivela il miglior investimento possibile. Per il singolo, la comunità di riferimento, l’ambiente e l’intera società».

Al termine dei corsi, Think Twice fa compilare un questionario ai partecipanti. L’85 per cento ritiene che quanto appreso abbia un impatto diretto sulla quotidianità nel campo in cui opera. «Dall’anno scorso, inoltre, abbiamo avviato la prima piattaforma digitale (www.escolademudadores.org) per incoraggiare i giovani e gli educatori a dialogare sulla pace e i diritti umani. E la risposta delle persone ci ha sorpreso. Il 90 per cento dei ragazzi vorrebbe sapere come migliorare il mondo. Solo non sa come. Con la nostra “scuola virtuale per gli agenti del cambiamento”, vogliamo aiutarli».

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