martedì 28 aprile 2020
Ad aprile chiuderà a -98%, acquistate 38 Panda contro 3.800 di un anno fa, a rischio insolvenza il 70% dei venditori. La filiera: «Zero aiuti anche ora che sarà il mezzo più utilizzato»
Il paradosso dell'auto, dimenticata quando serve
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Meno 98% delle immatricolazioni ad aprile, 876 vetture in tutto acquistate da privati contro 116mila (e solo 38 Fiat Panda contro 3.800 di un anno fa) nei primi 27 giorni del mese, con il 70% dei concessionari che rischiano di chiudere per sempre e nessuna apertura al momento prevista dal governo nei confronti del settore.
È questa la prospettiva che accompagna l’automobile italiana verso la riapertura dei canali commerciali tradizionali prevista per la prossima settimana. Un ritorno drammatico alla realtà, che si scontra con lo scenario probabile di un Paese che sceglierà proprio l’automobile privata come mezzo di spostamento preferito, ancora più che in passato, per le problematiche legate all’utilizzo dei mezzi pubblici, tendenzialmente meno sicuri dal punto di vista igienico e necessariamente gravati da tempi di fruizione più lunghi per il contingentamento dei passeggeri.
Un paradosso emblematico, che è emerso dall’incontro virtuale proposto da #ForumAutoMotive, la piattaforma di settore che ha radunato molti rappresentati della filiera automotive. In tema di mobilità urbana il presidente di Aci Milano, Geronimo la Russa, ha sottolineato il fatto che Milano e Roma stanno pensando di risolvere il problema della riduzione fino al 75% della capienza del trasporto pubblico incentivando l’uso di biciclette classiche e a pedalata assistita. «Restringendo le carreggiate e dipingendo piste ciclabili non otterremo altro che nuovi ingorghi, ed è esattamente l’opposto di ciò che invece secondo noi è da fare. L’uso dell’auto non sarà un capriccio, ma una necessità. Per questo motivo sarebbe più utile pensare a tariffe agevolate per i parcheggi», ha osservato La Russa.
Altro paradosso, come ha fatto notare Pierfrancesco Caliari, direttore generale di Confindustria Ancma, l’associazione che raggruppa i produttori di veicoli a due ruote, è che il decreto ministeriale appena presentato ha dimenticato proprio le biciclette sulle quali le amministrazioni cittadine contano così tanto. «Non se ne parla, e il 4 maggio i negozi di biciclette nemmeno riapriranno. Quello che serve è un nuovo modello di intermodalità, ma deve essere un piano studiato e condiviso; non si può decidere per ideologia o per sentito dire».
Per salvare il salvabile, quindi, Unrae ha chiesto a Palazzo Chigi l’introduzione di una terza fascia ambientale nell’Ecobonus, la sospensione dell’Ecomalus, ovvero la sovrattassa che pagano i veicoli che emettono più CO2 di quella stabilita dalle normative, il riallineamento fiscale agli standard degli altri Paesi Ue sui veicoli aziendali nuovi, e misure strutturali per la fiscalità dei veicoli aziendali e partite Iva.
Anche “Quattroruote”, la principale rivista di settore nazionale nel numero di maggio in edicola tra pochi giorni ribadirà l’invito al governo «a dimenticare l’atteggiamento punitivo sempre riservato all’auto, un cambio di passo inevitabile partendo dalla consapevolezza che nei prossimi mesi avverranno trasformazioni epocali nel modo di spostarsi», scrive il direttore Gian Luca Pellegrini.
Per effetto delle conseguenze del Coronavirus sull’economia, uno studio di Bain & Company sostiene che almeno il 70% dei venditori italiani corre il rischio dell’insolvenza. Un impatto senza precedenti, che solo un sistema di interventi mirati e un sostanziale cambiamento delle regole del business potrebbero attutire.

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