martedì 27 aprile 2010
I tedeschi chiedono di vincolare la  concessione dei sostegni al Paese ellenico a misure più stringenti. Il ministro delle Finanze Papaconstantinou ha assicurato che il piano prevede interventi mirati. Ma lo spettro del default ha mandato in fibrillazione i rendimenti dei titoli di Stato delle nazioni più a rischio.
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    La Grecia deve rimborsare «obbligazioni nell’ordine di nuove miliardi di euro» entro il 19 maggio, ma «le condizioni di emissione sul mercato sono proibitive». È quasi un ultimo appello alla comunità internazionale quello lanciato dal ministro delle Finanze greco, George Papaconstantinou, nel corso di un internento al Parlamento di Atene. «Fino ad allora – ha proseguito il ministro – i nostri bisogni finanziari sono coperti, ma le condizioni di mercato sono del tutto proibitive per pensare ad una nuova vendita di titoli sul mercato».A questo punto il destino della Grecia si decide più che mai a Berlino. La Germania farà la sua parte se Atene accetterà sacrifici più duri, ha detto ieri in sostanza la Cancelliera Angela Merkel, mentre il rischio d’insolvenza del Paese ellenico spiccava il volo e gli scioperi assediavano Atene. Le titubanze del governo tedesco (e anche dell’opposizione), dovute purtroppo a un calcolo politico interno, potrebbero provocare sfracelli sui mercati. Compreso il temuto contagio della crisi greca a danno degli altri Paesi "periferici" della zona euro: ieri ha toccato uno storico record lo spread del Portogallo sui bund tedeschi, è decollato quello irlandese, mentre quello dei "nostri" Btp decennali è salito ai massimi dal luglio 2009.Anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha provato a indossare i panni del mediatore, esortando la Germania a «salvare la casa comune». L’euro, a proposito, ha vissuto un’altra giornata di passione, scivolando a 1,3289 sul dollaro per poi recuperare di poco sopra 1,33. Intanto il tempo stringe. Il piano di aiuti dell’eurozona da 30 miliardi, cui si sommano i 15 miliardi da parte dell’Fmi, va lanciato entro il 19 maggio, quando Atene dovrà rifinanziare debiti in scadenza per 8,5 miliardi.Ma la maggioranza dei tedeschi è contraria all’intervento di salvataggio e il governo di Angela Merkel si prepara ad affrontare un test elettorale il prossimo 9 maggio, in Renania-Nord Westfalia, il land più popoloso. La Cancelliera ha affermato ieri di riporre fiducia «nelle trattative tra il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea e la Grecia» per la definizione di un piano di riduzione del deficit greco, che secondo le ultime stime di Eurostat nel 2009 ha raggiunto il 13,6% del Pil.«La Germania si sente immensamente obbligata a mantenere la stabilità dell’euro. Noi daremo il nostro contributo, ma serve anche il contributo della Grecia», ha spiegato la Merkel, aggiungendo che l’uscita di Atene dall’euro «non è un’opzione». Berlino, ha sottolineato, aiuterà il Paese ellenico se il suo governo mostrerà «in modo credibile che va verso uno sviluppo durevole per ritrovare la sua forza». Indirettamente le ha risposto uno dei protagonisti di questa lunga impasse, il ministro delle Finanze greco George Papaconstantinou. In una nota, il ministro ha affermato che  «nei prossimi anni la Grecia si impegnerà a ridurre il deficit in modo sostanziale, controllare il debito e fare le riforme strutturali per avere un’economia competitiva». Tali interventi e riforme «in cui siamo impegnati – ha aggiunto – si tradurranno in politiche e misure concrete che saranno annunciate quando il processo negoziale sarà stato completato».Il governo greco ha già approvato una serie di misure d’austerità per ridurre il deficit quest’anno di almeno 4 punti percentuali. Fra queste: il taglio dei salari del pubblico impiego, il congelamento delle pensioni e imposte più elevate. Il tema della crisi greca ha tenuto banco anche al Consiglio dei 27 ministri degli Esteri della Ue che si è riunito ieri a Lussemburgo. Ne hanno discusso in particolare quelli appartenenti al Ppe, la stessa "famiglia" politica di Angela Merkel. Per il ministro italiano Frattini, che se ne è fatto portavoce, non si tratta di «un salvataggio», ma di «un consolidamento delle mura dell’Europa e dell’euro, quindi è un salvataggio di tutti noi».Frattini ha riferito che «c’è molta preoccupazione» e pur invitando la Grecia a rispettare i suoi obblighi, ha lanciato un appello a salvare «la casa comune». È fiducioso invece nel buon esito degli aiuti il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet: «Le trattative per uscire dalla crisi del debito greco – ha dichiarato ieri in serata – si chiuderanno presto e bene».
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