giovedì 18 agosto 2016
Pur risentendo del calo dei ricavi dovuto alla crisi e della stretta creditizia, il 55% delle imprese non ha dovuto razionalizzare la forza lavoro, anzi il 15% ha provveduto a rafforzare l’organico con nuove assunzioni. Il 71% esporta sui mercati esteri, principalmente in Europa e negli Stati Uniti, e per il 33% l’export rappresenta oltre il 60% del fatturato.
Artigianato d'eccellenza pilastro per l'economia

ANSA

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L’artigianato di eccellenza continua, nonostante numerose difficoltà, a essere un autentico pilastro vitale dell’economia italiana: è questa la diagnosi, supportata da evidenze statistiche ed economiche, che emerge del volume Costruttori di valore. Il ruolo strategico del saper fare italiano, curato da Maurizio Dallocchio con Alessandra Ricci e Matteo Vizzaccaro del Cdr Claudio Demattè Research della Sda Bocconi, pubblicato da Marsilio per la collana Ricerche.Voluto dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e realizzato con il sostegno di Vacheron Constantin, Costruttori di valore raccoglie i risultati di una ricerca che è andata ad analizzare in profondità lo stato di salute e le prospettive di quel reticolo diffuso di piccole e micro realtà d’impresa dedite all’alto artigianato, il cui business model è costituito dal saper creare prodotti unici, indiscutibilmente superiori per bellezza, originalità dei processi produttivi e perfezione di fattura. Gli autori hanno inviato un articolato questionario a oltre 600 di queste piccole imprese-atelier attive in settori di nicchia (oreficeria, liuteria, sartoria, calzatura, falegnameria, ebanisteria), ma che muovono l’economia dei territori in cui sono radicate presentando numeri di tutto rispetto. Pur risentendo del calo dei ricavi dovuto alla crisi economica e della stretta alle linee di credito erogate dal sistema bancario, infatti, il 55% delle imprese artigiane d’eccellenza non ha dovuto razionalizzare la forza lavoro, anzi il 15% ha provveduto a rafforzare l’organico con nuove assunzioni. Il 71% esporta sui mercati esteri, principalmente in Europa e negli Stati Uniti, e per il 33% l’export rappresenta oltre il 60% del fatturato. Un altro aspetto che emerge dalle pagine di 'Costruttori di valore' è il collegamento tra presenza di una riconosciuta tradizione locale o distrettuale nelle produzioni artigianali di eccellenza e capacità di attrarre flussi turistici di qualità. Il ruolo di custodi di un saper fare di eccellenza, spesso tramandato di generazione in generazione, non fa dei maestri artigiani italiani degli imprenditori trincerati a difesa del passato e allergici alle innovazioni. Nel 66% dei casi, infatti, le loro aziende hanno continuato a investire in fattori produttivi, guardando al futuro e bilanciando tradizione e innovazione. “Dalle interviste agli artigiani -dichiara Maurizio Dallocchio, ordinario di Finanza aziendale presso l’Università Bocconi e curatore del volume- emerge la diffusa consapevolezza dell’importanza di innovare e di investire nel perfezionamento di processi e prodotti allo scopo di preservare l’unicità e, di conseguenza, il successo delle loro produzioni. La fedeltà alla tradizione, inoltre, non impedisce all’80% delle imprese-atelier di promuovere le proprie attività sul web".Pari consapevolezza è percepibile quando la ricerca affronta il problema del ricambio generazionale. Nessuna azienda ha disinvestito in formazione; e benché il 21% ravvisi nelle nuove generazioni uno scarso interesse a intraprendere un percorso di approfondimento del mestiere, il 32% afferma che i giovani interessati sono anche in grado di prendere le redini dell’azienda. Solo il 10%, tuttavia, dichiara di riuscire a impiegare persone con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni d’età.Il punto in cui 'Costruttori di valore' si innesta nella stretta attualità è l’analisi dei limiti alle potenzialità di sviluppo e al contributo dell’artigianato di eccellenza al sistema economico del Paese legati al contesto normativo, fiscale e burocratico, niente affatto amichevole verso le esigenze delle imprese, e alla cronica mancanza di attenzioni da parte di politica e istituzioni. Secondo la simulazione sviluppata dalla ricerca, un intervento di sistema che stimolasse il settore riportandolo a tassi di crescita positivi potrebbe, in un arco temporale di pochi anni, produrre 160.000 nuovi posti di lavoro e garantire un contributo incrementale al Pil dell’1% annuo: un dato quanto mai significativo e che certifica l’importanza del settore artigiano per ridare competitività al Sistema Italia
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