martedì 30 ottobre 2018
Burocrazia, energia, debiti della Pa, costo del lavoro: questi i carichi aggiuntivi delle nostre pmi confermati da un'indagine Censis/Confcooperative
Ecco le zavorre delle imprese italiane
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La burocrazia è una delle principali zavorre per le imprese italiane. Costa 31 miliardi di euro alle aziende che impiegano 238 ore, oltre sei settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Lo si legge nel focus Censis/Confcooperative. La rana salta, nonostante le zampe legate da una parte dai lacci della burocrazia, del fisco e della giustizia, dall'altra dai costi del lavoro, dell'energia, dell'accesso al credito e della montagna di debiti della Pubblica amministrazione.

Il sistema imprenditoriale ha ripreso a crescere, ma l'economia nazionale continua ad arrancare. I mali endemici del Sistema Italia frenano la ripartenza e perdiamo terreno rispetto ai principali concorrenti. Dal 2015 l'Italia registra un nuovo dinamismo imprenditoriale, in tutte le fasce (micro, medi e grandi imprese). Abbiamo una base produttiva di 4,4 milioni di imprese che con oltre 17 milioni di addetti, su un totale di
poco meno di 24 milioni di occupati in Italia, rappresenta un motore di sviluppo insostituibile. Siamo il nono Paese al mondo per export, con oltre 450 miliardi di euro.

«È questa base produttiva il cuore pulsante dell'economia italiana. Siamo ai vertici dell'economia mondiale anche nella globalizzazione - spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative -. Le imprese sono zavorrate dai costi della burocrazia. Abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo invece di essere moltiplicatore di ricchezza. Alti i costi del lavoro, del carico fiscale e dell'energia. Inoltre le imprese continuano a fare da banca alla Pa. Germania e Francia hanno un'alta tassazione, ma una crescita solida. L'Italia ha una tassazione alta a cui corrisponde una bassa crescita. Fino a quando la rana riuscirà a saltare?».

Per Andrea Toma della Fondazione Censis ci sono anche fattori interni che frenano lo sviluppo del sistema produttivo italiano: «Abbiamo troppe piccole imprese che non riescono a fare rete; il nostro è un capitalismo familiare che subisce una forte dipendenza dal credito bancario e non si affida a manager esterni».

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