martedì 9 ottobre 2012
​Il rapporto con il deficit sarà pari al 2,7%, pessimistica anche la previsione sulla disoccupazione. Tra le misure indicate dal Fondo monetario l'alleggerimento del carico fiscale sulle imprese.
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Il rapporto deficit-pil dell'Italia nel 2012 sarà pari al 2,7% e all'1,8% nel 2013 secondo il Fiscal Monitor del Fmi. La congiuntura negativa ha portato il Fondo a peggiorare dello 0,3% in entrambi i casi il deficit che resta comunque tra i più bassi tra i paesi avanzati. Il deficit italiano si posizionadietro soltanto alla Germania nel 2013. Il debito-pil sarà al 126,3% nel 2012 al 127,8% nel 2013.Preoccupanti le previsioni sul mercato del lavoro: dall'8,4 per cento medio registrato nel 2011, la disoccupazione aumenterà al 10,6 per cento quest'anno.

Il capo economista dell'Fmi Olivier Blanchard aggiunge che nel breve termine, Spagna e Italia "devono continuare i piani correttivi per ridare competitività ed equilibrio fiscale e mantenere la crescita" e "devono essere in grado di ricapitalizzare le banche, se necessario, senza appesantire il debito sovrano" e "finanziarsi a tassi ragionevoli".

Promosse le scelte del governo. Il miglior sistema "nell'arco dei prossimi 20 anni sullo sviluppo della spesa pensionistica e dell'healthcare" è dell'Italia: lo afferma Carlo Cottarelli, a capo del dipartimento sugli Affari fiscali dell'Fmi. Il peso delle tasse resta però troppo elevato. "Nel medio termine sarebbe auspicabile una riduzione del carico fiscale sul lavoro".Secondo l'Fmi, la gran parte dei paesi ha registrato "molti progressi nella riduzione dei deficit pubblici" anche se le misure adottate "tardano a portare i loro frutti" e il bisogno di rifinanziamento espone molti governi all'alea del mercato con una "vulnerabilità" che permane. Il Fiscal Monitor sottolinea come, "in ragione dei rischi di deterioramento dell'economia" i responsabili delle politiche di bilancio devono "una volta di più" prendere misure difficili che permetteranno loro di perseguire il risanamento delle finanze pubbliche. Inoltre, viene sottolineato, tensioni di breve termine non devono diventare un'occasione "per dilazionare o ridurre gli sforzi" per contenere le finanze pubbliche e garantire la crescita.

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