mercoledì 6 marzo 2019
L’ecotassa non cambia il piano del Grupp: 5 miliardi di euro per le fabbriche italiane. Al Salone di Ginevra Manley presenta tre novità e assicura: nessun ritardo sull'elettrico
Fca conferma tutti gli investimenti
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Tre novità di prodotto e soprattutto l’assicurazione che gli investimenti in Italia sono confermati, così come erano stati annunciati prima che il governo introducesse l’ecotassa. Arriva tardi ma arriva l’offensiva di mercato di Fiat-Chrysler, insieme al rassicurante messaggio dell’amministratore delegato di Fca, Mike Manley, per gli stabilimenti del nostro Paese. Al Salone di Ginevra il Gruppo italo-americano ha mostrato ieri in anteprima mondiale la Centoventi, il concept Fiat da molti considerato erede della Panda, e soprattutto la bellissima Tonale, il prototipo del mini Suv Alfa Romeo, che verrà prodotto quasi certamente a Pomigliano. Molto più vicini invece i debutti ufficiali delle versioni ibride ed elettriche di Jeep Renegade e Compass, in assoluto le prime vetture elettrificate di Fca, che saranno in vendita dai primi mesi del 2020. Tanta roba insomma, come si dice oggi. Anche se non si è ancora vista la 500 elettrica che verrà prodotta dal prossimo anno a Mirafiori. I prototipi che Fca ha esposto a Ginevra sono i primi modelli del piano da 5 miliardi di euro per gli stabilimenti italiani, annunciato il primo giugno 2018 da Marchionne a Balocco. Al Salone di Detroit, a inizio anno, l’amministratore delegato di Fca aveva detto invece che l’impatto dell’ecotassa avrebbe potuto portare a una revisione degli investimenti annunciati per le fabbriche italiane. Le cose in realtà stanno procedendo per ora secondo la strada indicata: a Pomigliano sono stati annunciati i primi lavori sulle linee per il mini Suv Alfa con il ritorno del Biscione nella fabbrica campana dopo otto anni, mentre le linee produttive di Melfi sono pronte per la Jeep Renegade ibrida e, novità svelata ieri, per la Jeep Compass la cui totale produzione verrà spostata dal Messico all’Italia. «Volevamo capire le dinamiche di mercato successive al provvedimento preso dal governo – ha detto Manley – per essere sicuri di fare le scelte giuste. Il sistema di bonus/malus ha generato confusione ma l’impatto non è stato forte, quindi confermiamo gli investimenti». Cinque miliardi di euro possono rassicurare, anche se a detta di molti analisti non sono una cifra adeguata per un settore ad alta intensità di capitale, con un progetto di elettrificazione della gamma che appare inevitabile e urgente, specie confrontando l’investimento con quello previsto da Fca per gli Usa dove sta gradualmente e quasi esclusivamente spostando il focus dei suoi interessi. Il 90% degli utili del Gruppo del resto arrivano oggi dall’area Nafta, con l’Europa a fare da comparsa e l’Italia che ancora si ritaglia un ruolo più importante per sé che per l’economia di Fca.

Il numero uno del gruppo italo-americano ha definito i 12 mesi passati come «eccezionali, un punto di svolta con performance record che permetteranno di tornare a distribuire un dividendo, cosa che non accadeva da un decennio», ma i mercati non sono stati dello stesso avviso. Infatti il titolo che il 18 aprile di un anno fa quotava a Piazza Affari 19,70 euro, ieri era a 12,93 (in rialzo dello 0,83%). Se i conti di Fca non sono mai stati così floridi, con l’utile netto pari a 3.6 miliardi e ricavi netti pari 115,4 miliardi di euro, in aumento del 4%, il valore del titolo è sceso di molto a causa delle stime comunicate dal Gruppo al di sotto delle attese del mercato. «In realtà non siamo in ritardo sull’elettrificazione – ha precisato Manley –. In Europa ci sono già 50 piattaforme avviate dai nostri concorrenti ma il mercato delle auto a batteria al momento rappresenta solo il 2% del totale. Noi saremo pronti quando questa quota salirà, in questo senso mi sento di dire che non siamo rimasti indietro». Resta il fatto che Fca ha bisogno di nuove piattaforme e tecnologie per restare competitiva nei prossimi anni, dove anche connettività e guida autonoma saranno le chiavi di volta per restare a galla a fronte di spaventosi investimenti. L’obiettivo è farsi trovare pronti in particolare in Europa, perché la restrizione dei limiti di inquinamento da traffico renderà sempre più richieste le auto ibride e più difficile da vendere quelle diesel, almeno per chi abita nei grandi centri urbani dove le ordinanze antismog dei sindaci stanno già condizionando pesantemente il mercato. E qui si ritorna sul nodo delle alleanze, alla luce delle voci sempre più insistenti che vedrebbero possibile un accordo con i cinesi di Geely o i francesi del Gruppo Psa. Se a Detroit Manley aveva confermato l’assenza di trattative di partnership con altri costruttori, successivamente l’ad ha annunciato di voler ridurre i costi per essere più competitivi grazie alla ricerca delle migliori partnership per le diverse esigenze. «Dire che Fca ha un forte futuro indipendente come credo, non significa chiudere le porte ad altre soluzioni. Quanto alle ipotesi di vendite parziali, ribadisco Alfa sta crescendo bene e che Maserati non è in vendita: non è mai stata in salute come oggi e ha un incredibile futuro davanti».

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