lunedì 26 novembre 2012
​In Aula il testo che introduce la formula del contrasto di interessi. L’obiettivo: sconti fiscali sulle spese per edilizia e lavoro domestico. Fontana (Pd): battaglia culturale. Crosetto (Pdl): bene il principio. I dubbi della Cgia.
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«Vuole la fattura o ci arrangiamo in altro modo?». Alla domanda che da sempre fa da preambolo all’evasione fiscale, in un futuro abbastanza vicino potrebbe esserci tutta la convenienza a rispondere (come peraltro fanno già adesso milioni d’italiani) in tutta onestà: «Voglio la fattura, grazie». Perché è un fatto di giustizia e di equità, ovviamente. E perché si potranno mostrare all’Erario (come già succede adesso, ma solo in alcuni casi specifici), in sede di dichiarazione dei redditi, tutti gli scontrini e tutte le fatture destinate a trasformarsi in sconti sulle tasse da pagare. Cinque righe scritte in un emendamento approvato dalla commissione Finanze del Senato potrebbero dunque cambiare definitivamente il rapporto tra gli italiani e il Fisco, introducendo il cosiddetto "contrasto di interessi": nessuno sconto "in nero" sul prezzo della compravendita, ma possibile detrazione delle spese sostenute per chi acquista, al momento della presentazione del 730. «Nel rapporto tra venditore e compratore viviamo oggi una situazione paradossale: una presunta convergenza di interessi ad evadere – spiega la senatrice del Pd, Cinzia Fontana, prima firmataria dell’emendamento –. "Se non vuoi la fattura, ti faccio risparmiare il costo dell’Iva", è il messaggio sottinteso. Non potendo detrarre o dedurre alcunché dal proprio reddito, il consumatore accetta l’offerta ma intanto il venditore riesce così ad evadere più imposte: Iva, Irpef, contributi». Per colpire alla radice il fenomeno dei "ricchi poveri", è necessaria «l’attuazione di misure finalizzate al contrasto di interessi tra contribuenti» recita l’emendamento. Con l’obiettivo dichiarato di «favorire l’emersione di base imponibile». Il testo affida al governo la delega legislativa in materia di "contrasto di interessi": toccherà cioè a Monti e ai suoi ministri tenere conto della volontà espressa in modo bipartisan dalla commissione Finanze del Senato e fissare le regole di una nuova normativa. «Il principio va bene, il punto è che si tratta di un’operazione complessa e non facilmente sostenibile per uno Stato con i conti pubblici come il nostro» osserva Guido Crosetto, parlamentare del Pdl. Non sarà comunque una caccia senza quartiere all’evasore, visto che il proposito è quello di compiere un’azione «selettiva, con particolare riguardo alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria». La sensazione è che, per far emergere la ricchezza nascosta, si andrà a incidere ancora una volta nel settore delle ristrutturazioni edilizie e delle prestazioni professionali nel comparto domestico. «Il clima è cambiato, è ora di dire che chi evade il Fisco ruba soldi alla comunità nazionale» attacca Fontana. Non tutti sono d’accordo, però. Secondo Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestre, «per chi opera completamente in nero, anche con l’introduzione di qualche vantaggio fiscale resta sempre più conveniente continuare a non pagare nulla, piuttosto che pagare qualcosa». Grazie allo sconto fiscale, sempre secondo l’associazione degli artigiani veneti, i risparmi per i cittadini sarebbero di circa 3 miliardi, con un aggravio per lo Stato di 2,4 miliardi e un recupero di gettito sulle operazioni sin qui evase pari "soltanto" a 627 milioni. Troppo poco? «Ciò che conta è il segnale che dobbiamo dare al Paese – risponde la senatrice del Pd, Fontana –. È una battaglia culturale, non solo economica».
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