giovedì 16 giugno 2011
I petrolieri: «Greggio, metano e carbone ormai insostituibili. La spesa sale a 63 miliardi». L’assemblea annuale dell’Unione petrolifera ha chiarito la posta in gioco per il nostro Paese, dopo l’addio all’atomo sancito dal trionfo dei sì al referendum. «La liberalizzazione del mercato? La rete dei distributori è già aperta a chiunque voglia entrare».
- Sull’acqua che verrà i conti non tornano
COMMENTA E CONDIVIDI
Petrolio, gas e carbone slklklklk lklk lò l l lk l l lk l l l l l l mono semplicemente «insostituibili». Parola di Pasquale De Vita, presidente dell’Up, che durante l’assemblea annuale dell’associazione, ha tratteggiato il futuro energetico dell’Italia ricalcandone sostanzialmente il passato. L’Italia avrà sempre più bisogno di greggio e metano, sia perché sul nucleare è stata messa la parola «fine» col referendum, sia perché «l’idea di sostituire completamente le fonti fossili» con le rinnovabili «è altamente improbabile nel breve-medio termine». Che ci piaccia o no, dunque, nell’immediato la soluzione è obbligata. E i costi per famiglie e imprese sono destinati a salire: oltre i 63 miliardi di euro di fattura energetica nel 2011, è la previsione, quasi 10 in più rispetto al 2010. Se guardiamo al recente passato, invece, i consumi petroliferi negli ultimi quattro anni sono diminuti di oltre 19 milioni di tonnellate, più di quanto accaduto in occasione del secondo shock petrolifero. Non solo: l’Italia deve «fare i conti con qualche vincolo in più, rappresentato dal moltiplicarsi degli adempimenti amministrativi e dalle lungaggini burocratiche che si traducono in maggiori costi». E la liberalizzazione del mercato dei distributori di benzina? «La rete è già aperta a chiunque voglia entrare – è la risposta di De Vita – e lo dimostra il fatto che, nonostante la forte contrazione dei consumi registrata negli ultimi anni (il 18% in meno dal 2004) si sono avute numerose nuove aperture sia da parte di piccoli operatori indipendenti sia da parte della grande distribuzione organizzata».Dal punto di vista geopolitico, i fattori rilevanti dei primi sei mesi dell’anno, secondo gli addetti ai lavori, sono sostanzialmente due: la crisi libica e la crescita della domanda cinese. Nel primo caso, secondo De Vita, «le rivolte in Nord Africa, un’area strategica per gli approvvigionamenti petroliferi e di gas, rappresentano un segnale da non sottovalutare». Quanto ai consumi asiatici, bisognerà fare i conti con la travolgente corsa alla motorizzazione di Paesi come la Cina (che ha ormai superato anche gli Usa nei consumi di energia) dove ormai si vendono più auto che negli Stati Uniti.Ma l’oro nero è davvero inesauribile, oltreché «insostituibile»? De Vita ha riconosciuto che «nel lungo periodo la disponibilità di greggio richiederà costi complessivi di produzione sicuramente più elevati e vincoli ambientali sempre maggiori che le nuove tecnologie dovranno aiutare a superare». L’obiettivo, dopo la vicenda che ha coinvolto la Bp nel Golfo del Messico con enormi danni ambientali, è quello di «un approccio più chiaro e sicuro al tema della ricerca petrolifera», nel nostro Paese del tutto bloccata. Il mercato dell’energia guarda anche con grande attesa allo sviluppo del mercato del gas. Ci sono stime che dicono che nei prossimi 10-15 anni anche l’Europa potrebbe produrre gas non convenzionale più di quanto ne producono oggi gli Stati Uniti, che nei prossimi anni puntano all’autosufficienza per questo tipo di fonte.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: