giovedì 25 febbraio 2016
In vista della due giorni romana (convegno venerdì e prima storica udienza concessa sabato dal Papa a Confindustria), sono sempre di più le testimonianze e i buoni esempi di capitani d'industria "etici".
Ecco gli imprenditori a servizio del sociale
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Una nuova visione del sociale si fa strada tra gli industriali italiani. In vista della due giorni romana (convegno venerdì e prima storica udienza concessa sabato dal Papa a Confindustria), sono sempre di più le testimonianze e i buoni esempi di imprenditori "etici".Come Daniele Scapigliati, che ha deciso di aderire al circuito Equo-Solidale: «L’idea era di riuscire a fare biscotti da colazione con materie prime locali bio e il più vicino possibile alla zona dove è situata la nostra fabbrica, ma dopo un paio di mesi di indagini nel raggio di 50 chilometri siamo riusciti a trovare solo pochi ingredienti. Zucchero e cioccolato hanno certificazione Fairtrade, organizzazione internazionale che attraverso il marchio di certificazione etica assicura migliori condizioni di vita e lavoro per gli agricoltori e i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo».Nel 2013 la Fondazione Zegna ha lanciato Buon lavoro-La Fabbrica per la città, un progetto innovativo nato dall’esigenza di gestire un momento di sovraccapacità produttiva dello storico stabilimento di Crusinallo: si è provato a valorizzare "diversamente" il lavoro, impiegandolo in attività socialmente utili. All’iniziativa hanno aderito volontariamente 300 dipendenti, per un totale di 9mila ore messe a disposizione del Comune di Omegna.C’è il caso di due imprese marchigiane della meccanica, la Alluflon e la Ifi. La prima, dal Natale 2003 adotta a distanza decine e decine di ragazzi in Sud America e Africa: gli garantisce i pasti, li sostiene negli studi, li mette al riparo dal rischio di cadere in mano alla malavita, dando loro la possibilità di realizzarsi in un futuro lavorativo. La seconda, ha donato alla città di Pesaro una pista ciclopedonale di sei chilometri lungo il fiume Foglia.Dal 2000 Calia Italia Cultura, nata per avvicinare cultura e vita, intraprende il progetto Ricami di pietra, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Matera e l’artista Daniele Sullevic, per il reinserimento sociale dei malati di mente. Marino Golinelli, industriale farmaceutico, visionario filantropo, 95 anni, si occupa ancora del futuro dei giovani: «Altre fondazioni finanziano ospedali, restaurano monumenti. Noi vogliamo aiutare i giovani a capire come sarà il mondo. E per farlo dobbiamo promuovere la creatività».Marco Bartoletti, 51 anni, sposato, due figli, non è solo presidente e proprietario di un gruppo di otto aziende che fa capo alla BB Holding, società che opera nel settore dell’alta moda dal 2000. È soprattutto l’imprenditore che assume, in preferenza, malati di tumore, disabili psichici, ex tossicodipendenti. Nella produzione di accessori moda «queste persone meno fortunate – spiega Bartoletti – sono una ricchezza e il lavoro non ne risente assolutamente, anzi, se ne avvantaggiano creatività e passione». E aggiunge: «La malattia crea disabilità, ma la mancanza di lavoro crea mancanza di dignità. Avere un’attività aiuta chi è malato, ed è bello comprenderlo, perché prima di essere imprenditori siamo persone». Oggi che i dipendenti sono troppi per gestirli da solo, si avvale dell’opera di una psicologa che è in azienda tutti i giorni per sei ore e dà sostegno a chiunque ne abbia bisogno.Un’impresa che mette «l’uomo al centro di qualsiasi processo produttivo», perché la dignità umana ci viene restituita «solo attraverso la riscoperta della coscienza» e «il denaro riveste un vero valore solo quando è speso per migliorare l’esistenza e la crescita dell’uomo». Questo il credo profondo di Brunello Cucinelli, la firma del cashmere più famosa al mondo.Nel 1982 si sposa e va vivere a Solomeo, piccolo borgo medievale umbro dove la serenità della campagna rimanda alla spiritualità dell’ora et labora di San Benedetto da Norcia e al misticismo di San Francesco. È il luogo perfetto per il suo progetto: dopo tre anni acquista l’antica Rocca medioevale e ne fa la sede dell’azienda. Nei vecchi saloni coi camini di pietra e le pitture murali trovano posto uffici e laboratori, mentre la vecchia casa del fattore diventa la mensa aziendale.Il borgo viene restaurato e riprende vita. Nel 2008 si inaugura il Foro delle Arti, costruito esclusivamente da maestri artigiani umbri, con annessa la Biblioteca Aureliana, il Ginnasio, il Teatro e il Giardino dei Filosofi dove si tengono concerti e manifestazioni culturali. Un’esperienza che porta alla nascita nel 2013 della Scuola di Solomeo di Arti e Mestieri, con l’obiettivo di tramandare i vecchi saperi artigiani.Un anno dopo, grazie alla Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, viene presentato il Progetto per la Bellezza: tre immensi parchi – agrario, dell’Oratorio Laico, dell’industria – sorti ai piedi del borgo su un terreno in disuso fatto rivivere con alberi, frutteti e prati.
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