lunedì 16 ottobre 2023
Il riconoscimento Unesco e la valorizzazione del patrimonio archeologico possono attirare oltre 1,5 milioni di turisti
Un nuraghe

Un nuraghe - Archivio

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È stato presentato a Cagliari lo studio Sardegna, nuraghi e Pil. Una analisi che certifica come l’ingresso dei nuraghi nella lista dei beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco, oltre a rappresentare un riconoscimento del valore universale di questo straordinario patrimonio storico e archeologico, può rafforzare i flussi turistici, allungare la stagione e determinare un vero e proprio salto di qualità in termini di percezione dell’Isola. Dai nuraghi può arrivare un miliardo di euro l’anno per il Pil della Sardegna, portando circa 2.500 euro l’anno in tasca a ogni famiglia sarda. Una cifra destinata a salire nel momento in cui si riuscirà a valorizzare in maniera compiuta il patrimonio nuragico sardo, oggi sconosciuto alla metà dei turisti che visita la Sardegna (il 47% non ha mai sentito parlare di nuraghi e il 30% di quelli che ne conoscono l’esistenza non hanno intenzione di visitarli mentre appena il 10%, perlopiù stranieri, visita i siti nuragici). La civiltà nuragica, insomma, ha un grande potenziale inespresso e può rappresentare un fattore decisivo per costruire una sorta di “marchio Sardegna”, cambiando radicalmente il modello di sviluppo economico dell’Isola e rendendo l’immagine della regione riconoscibile in tutto il mondo. Secondo lo studio il possibile incremento del flusso di visitatori (1,5-2 milioni di turisti l’anno) andrebbe a beneficiare maggiormente quelle “zone interne” che oggi pagano il prezzo più alto della crisi economica e dello spopolamento. Sono questi i risultati dell’analisi OC&C, una delle maggiori realtà mondiali di consulenza strategica specializzate nel turismo e di Eumetra, società italiana leader nelle ricerche sociali e di mercato. Un report che per la prima volta mette in correlazione “nuraghi e Pil” e, partendo da due case history, individua la necessità di azioni di promozione strategica, coordinate e consolidate nel tempo, per raggiungere il primo step del progetto di valorizzazione dei monumenti della civiltà nuragica. Secondo lo studio l’ingresso nell’Unesco, può rafforzare in maniera notevole la propensione alla visita dei siti archeologici, ma da solo non basta. Il gap rispetto ai grandi siti storici e archeologici è troppo ampio. Se a Pompei arrivano 3,6 milioni di visitatori l’anno, ai Trulli di Alberobello due milioni, ai Sassi di Matera 1,9 milioni, i nuraghi si fermano a 400mila visitatori. Cogliere il potenziale inespresso, argomenta lo studio, è possibile. Ma serve un piano di investimenti all’altezza, un programma di lungo periodo con una regia chiara, la definizione di ruoli e attori chiave, il disegno del modello operativo di gestione dei siti, un piano di sviluppo economico, investimenti in comunicazione, uno studio dell’offerta base ed esperienziale per sito con iniziative sul territorio e lo sviluppo di pacchetti di eventi.

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