mercoledì 17 gennaio 2018
Le quotazioni delle criptovalute crollano del 40% per la paura di una stretta in diversi mercati asiatici: Corea, Cina, Giappone. Si torna ai livelli di metà ottobre, sotto i 10mila dollari.
La festa è finita. Forse
COMMENTA E CONDIVIDI

Sono giornate nerissime per chi a dicembre si è lasciato suggestionare dal sogno di diventare ricco giocando con le criptovalute. Da due giorni stanno crollando le quotazioni di tutte le principali monete virtuali. La più diffusa, il bitcoin, è scivolata del 30% in meno di 48 ore. Anche quelle degli ethereum e dei ripple, le principali criptovalute alternative, vanno in picchiata.

Le ragioni del crollo delle quotazioni

Il crollo delle quotazioni si spiega con le insistenti voci di una stretta sulle regole in arrivo in diversi paesi asiatici. In Corea del Sud, terzo mercato dei bitcoin per volumi di scambi dopo Stati Uniti e Giappone, il ministro delle finanze Kim Don-yeon ha spiegato che sono allo studio misure «serie» per fermare speculazioni «irrazionali». Tra le ipotesi – ragionano gli analisti – c’è quella di vietare l’acquisto e la vendita di criptovalute.

La Cina aveva già messo al bando lo scorso anno le borse per gli scambi di criptovalute e in queste settimane ha iniziato a chiudere una dopo l’altra le attività di aziende e singole persone che cercavano di offrire servizi di scambio di criptovalute simili a quelli dei mercati borsistici. Se Pechino e Seul dovessero confermare la linea dura difficilmente il Giappone potrebbe restare fermo, perché rischierebbe di diventare una pericolosa zona franca asiatica per gli scambi in bitcoin. Nessun paese oggi vuole incentivare i cittadini a scambiare i loro soldi veri con denaro virtuale.

Quotazione scesa del 40% in un mese

Davanti al rischio di trovarsi in mano una criptovaluta invendibile, molti investitori alleggeriscono i portafogli. Per effetto della caduta la quotazione dei bitcoin è tornata sotto i 10mila dollari, ai livelli di metà ottobre. Nel confronto con un anno fa la performance della criptovaluta resta stellare, circa un +1.000%. Ma, dicono i dati della piattaforma TradingView, rispetto ai picchi del mese scorso, quando nel pieno della “bitcoin mania” ha sfiorato i 20mila dollari, la caduta è un pesante -50%.

La scadenza del primo "future"

Ed è questo l’ordine di grandezza della perdita secca che ha subito chi ha pensato bene di comprare il primo contratto futures sui bitcoin, lanciato dalla borsa americana Cboe il 10 dicembre e con data di regolamento il 17 gennaio. Significa che oggi il contratto si chiude: se il valore del bitcoin è superiore a quello del futures chi controlla il derivato ci ha guadagnato, altrimenti ci ha perso. La quotazione di riferimento è quella della borsa Gemini, quella dei fratelli Cameron e Tyler Winklevoss, i campioni di canottaggio diventati famosi per avere accusato Mark Zuckerberg di avergli rubato l’idea di Facebook. Nel primo giorno di scambi c’è chi aveva speso 18.850 dollari per comprarsi un futures della Cboe. A poche ore dalla scadenza un bitcoin su Gemini era quotato a 10.105 dollari. Il 46,3% in meno. Chi voleva diventare ricco con i bitcoin avrebbe fatto meglio a muoversi prima di dicembre.

Ultimo aggiornamento, 17 gennaio 2018


 

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI