giovedì 7 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Siamo veramente ai primi passi per una grande operazione di sistema sulle banche. Potrebbe coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti, Intesa-S.Paolo, Unicredit, alcune Fondazioni e qualche altro istituto per creare uno o più veicoli che – alternativamente o no – aiutino altri intermediari, assumendo partecipazioni, con la prestazione di garanzie e con l’acquisizione e la negoziazione delle sofferenze, a superare una fase difficile e a portare a termine progetti di ricapitalizzazione. Certamente, vi è l’esigenza di contrastare incertezze e sospetti che fermentano in alcune aree del sistema e che potrebbero alla lunga, se non fronteggiati, contagiarne altre; ed è opportuno che il governo si sia attivato. Tre aumenti di capitale in corso a stadi diversi, rispettivamente per la Popolare Vicenza, per VenetoBanca e per il Banco Popolare segnalano, in gradi differenti, alcune difficoltà. Un’attenzione non minore richiede, pur essendo in piena fase di recupero, Mps e così Carige impegnata, con un assetto definito, a valutare un’offerta avanzata da un fondo. Vengono al pettine nodi dovuti a gravi errori del passato, quando tra il 2011 e il 2012 il governo rifiutò di ricapitalizzare le banche con le risorse europee e, poi, quando sulla nuova normativa comunitaria sul 'salvataggio' delle banche si è rimasti inerti. Ma ora veramente la Cdp, che si vuole tenere fuori dal perimetro del debito pubblico, può capeggiare un coordinamento per un veicolo della specie, senza risolvere i problemi della sua natura e missione e trascurando il fatto cruciale che utilizza il risparmio postale? E le Fondazioni possono, e in quale grado, impegnarsi in una tale iniziativa? La Cdp non é l’Iri redivivo del 1936. Come regolarsi con le ricapitalizzazioni in corso? Ed è, quella del governo, una sollecitazione a iniziative solo private - e con quali strumenti di incentivazione o di moral suasion – ovvero anche a operazioni pubblico-private? In quest’ultimo caso, ci sarebbe da fronteggiare l’immancabile ritornello della Commissione Ue sul divieto di aiuti di Stato. Se è doveroso ricercare soluzioni per la tutela del risparmio e per il sostegno alla crescita, piuttosto che autolimitarsi e poi andare incontro alle miopi obiezioni di Bruxelles si pensi allora a un’operazione globale di ristrutturazione che veda coinvolte anche le attività produttive. Con il sostegno, a condizioni di mercato, della mano pubblica. Si unirebbero chiarezza, efficacia, oggettività e accountability. Angelo De Mattia © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: