lunedì 21 agosto 2017
La maggior parte si trova in Sicilia (431, il 15,63%), Lombardia (403; 14,61%), Campania (402; 14,58%) e Lazio (371; 13,45%). In tutto gli addetti dichiarati sono 11.726
Così si legalizza il lavoro nelle aziende sequestrate alle mafie
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Sono 2.758 le imprese attive e con indicatori di operatività sequestrate alle organizzazioni criminali a fine 2016. È quanto emerge da un focus di Infocamere, che ha svolto una ricerca nel Registro delle imprese. «A fine 2016 - ha ricordato il direttore generale di Infocamere, Paolo Ghezzi - sono 17.838 le imprese sequestrate, di cui 10.329 attive secondo Codice civile, cioè registrate e con dichiarazione di inizio attività. Ma quelle effettivamente operative sono 2.758». Quattro gli "indicatori di operatività" a cui fa riferimento Infocamere: pagamento del diritto annuo nel 2016, presentazione del bilancio - per chi è tenuto a farlo - presenza di addetti dichiarati all'Inps, almeno una pratica successiva al primo gennaio 2016. Per essere
considerare operative, secondo Infocamere, le aziende devono rispondere ad almeno due di questi criteri.

La maggior parte si trova in Sicilia (431, il 15,63%), Lombardia (403; 14,61%), Campania (402; 14,58%) e Lazio (371; 13,45%). In tutto gli addetti dichiarati sono 11.726; 482 imprese, il 43,62%, non ne ha dichiarati.

Di queste 2.758 aziende, il 63,38% è una società di capitale, il 16,28% una società di persone, il 16,9% un'impresa individuale. Il 23,89% è attivo nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio, il 14,83% nel settore immobiliare, il 12,07% nelle costruzioni, il 9,17% nei servizi di alloggio e ristorazione.

Obiettivo della Cgil è contribuire al ricollocamento di queste imprese nell'economia legale. «Quando un'azienda viene sequestrata - ha affermato il responsabile ufficio Legalità della Cgil nazionale, Luciano Silvestri - c'e' la necessità di normalizzare e legalizzare anche il rapporto di lavoro degli addetti. In quel momento entrano in gioco i sindacati, per innescare processi di emersione del nero in maniera graduale. Da qui l'avvio di una collaborazione, che diventerà sempre più concreta nei prossimi mesi, tra la Cgil e l'associazione Amministratori Giudiziari Network».

«Paolo Borsellino - aggiunge il segretario confederale Cgil, Giuseppe Massafra - ci ha insegnato che per contrastare le mafie con successo è necessaria un'azione corale di forze dell'ordine, magistratura e società civile ed è indispensabile un vero e proprio movimento culturale. Riteneva, a ragione che non fosse sufficiente colpire i mafiosi nei loro interessi, sottraendo loro i patrimoni illecitamente acquisiti e incarcerandoli, ma che quei beni dovessero essere restituiti alla collettività per diventare il simbolo e la sostanza di un'azione di riscatto dello Stato e delle popolazioni contro il potere mafioso e per riconquistare libertà e convivenza democratica».

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