giovedì 15 gennaio 2015
​Emma Marcegaglia, alla Luiss,  fa il punto sui ritardi del nostro Paese, che ci costano moltissimo in termini economici.
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L'Italia è fanalino di coda tra i Paesi sviluppati nel controllo della corruzione. Se Roma si portasse allo stesso livello della Spagna nell'impegno contro questa piaga, il tasso di crescita del nostro Paese sarebbe di 0,6 punti percentuali più elevato. E se con mani pulite l'Italia avesse eguagliato il livello della Francia, il Pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi più alto (circa 5 mila euro pro capite). Sono i dati del Centro studi di Confindustria, citati dal presidente della Luiss, Emma Marcegaglia, nel corso del convegno "Lotta alla corruzione". "Siamo qui oggi per capire cosa è stato fatto e cosa dobbiamo fare per sconfiggere il fenomeno della corruzione in Italia, fenomeno che pesa sempre di più sulla crescita e sulle nostre imprese", ha sottolineato Marcegaglia, aprendo il convengo all'Università Luiss. "È impensabile - ha proseguito - che l'Italia sia più indietro in termini di crescita di altri paesi, anche più poveri. Secondo le stime del Centro studi di Confindustria, 1 punto in meno nell'indice Control of Corruption è associato a un tasso di crescita annuo del Pil pro-capite più alto di 0,8 punti percentuali. È quindi importante un'azione di cultura che nel nostro Paese deve cambiare, individuando un obiettivo comune, facendo leva sulla formazione di una coscienza collettiva per il bene comune".
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