venerdì 23 gennaio 2009
Sindacati e imprenditori hanno firmato ieri sera l'accordo con il governo, che sostituisce quello del 1993. Il ministro Sacconi: «Intesa storica». Abi e Ania prendono tempo. Epifani: «Ci hanno imposto un prendere o lasciare».
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È statao firmato in tarda serata, ieri, a Palazzo Chigi, l'accordo sulla riforma del modello contrattuale che vale per il settore privato e per quello pubblico. Non ha firmato la Cgil. L'accordo è stato siglato anche da Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confesercenti e altri sindacati come al Confsal. A mancare anche la firma dell'Abi e delle assicurazioni che, pur condividendo il testo, si sono riservate di sottoscriverlo nei prossimi giorni.Sacconi: «Accordo storico, sostituisce quello del 1993». L'accordo per la riforma del modello contrattuale «ha una portata storica, non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo». Lo ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che sottolinea come l'accordo quadro «promuove lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove - anche grazie alla detassazione del salario di produttività - le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati». «Spiace constatare che la Cgil non è, allo stato del suo dibattito interno, in grado di convergere con le altre organizzazioni sindacali su comuni obiettivi di modernizzazione», ha concluso Sacconi.Epifani: «Governo sapeva del no di Cgil». «Il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil». Lo ha detto il leader del sindacato di Corso Italia, Guglielmo Epifani. «Un governo che non riesce a dare una risposta sugli ammortizzatori sociali, non mette in atto un sostegno a consumi, famiglie e imprese, non ha uno straccio di idea di politica industriale e non redistribuisce risorse fiscali ai pensionati e lavoratori dipendenti», secondo il dirigente sindacale forza verso questa direzione.Marcegaglia (Confindustria): «Avevamo lavorato insieme». «Ci dispiace perché abbiamo lavorato molto per un accordo con tutti, anche con la Cgil. Abbiamo fatto di tutto però alla fine siamo convinti he in questi momenti serve coraggio, serve andare avanti con grandi riforme che al paese servono e questa lo è». Così il leader di Confindustria, Emma Marcegaglia ha commentato l'intesa sulla riforma del modello contrattuale. «È una firma storica», ha aggiunto.
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