giovedì 23 giugno 2011
Senza riforme strutturali "credibili" in grado di slegare "gli spiriti imprenditoriali" e di rinfrescare "la voglia degli italiani di scommettere sul proprio futuro" la crescita, già modesta, rischia di dimezzarsi "allo 0,6% già nel 2012". È quanto sostiene il Centro studi di Confindustria che oggi presenta il rapporto "Ripresa globale: dallo slancio al consolidamento. Italia in ritardo".
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Senza riforme strutturali "credibili" in grado di slegare "gli spiriti imprenditoriali" e di rinfrescare "la voglia degli italiani di scommettere sul proprio futuro" la crescita, già modesta, rischia di dimezzarsi "allo 0,6% già nel 2012". È quanto sostiene il Centro studi di Confindustria che oggi presenta il rapporto "Ripresa globale: dallo slancio al consolidamento. Italia in ritardo"."Per l'Italia non c'è scelta tra il risanamento dei conti pubblici e la più elevata crescita economica. Senza il primo - si legge nello studio -, nel medio termine si avrebbero più alti tassi e aspettative meno stabili, quindi minor dinamismo dell'economia. Senza la seconda, verrebbero subito a mancare sia le risorse per pareggiare il bilancio sia il consenso sociale all'azione governativa". Secondo Csc l'unico modo per "centrare gli obiettivi ambiziosi ma obbligati di azzeramento del deficit e insieme evitare la stagnazione è varare subito riforme strutturali". I "campi da dissodare e rendere più fertili", aggiunge, sono quelli della "semplificazione e sburocratizzazione, accelerazione della realizzazione delle opere pubbliche, liberalizzazioni e apertura al mercato di molti servizi, formazione, riforma fiscaleche allevii il carico sui redditi da lavoro e impresa e lo sposti su altri guadagni e consumi".In assenza di questi provvedimenti, per Csc, "diverrebbero necessarie manovre aggiuntive, che il Governo stesso cifra cumulativamente nell'1% del Pil al 2014, cioè altri 18 mld oltre ai 39 scritti nei documenti ufficiali. La modesta crescita ne verrebbe dimezzata allo 0,6% già nel 2012". Il Centro studi, comunque, "confida che verrà effettuato tutto quanto serve perciò stima per l'anno venturo contemporaneamente un aumento del Pil dell'1,1% e un deficit pubblico ridotto al 2,8%, a sancire il sostanziale raggiungimento dei target di finanza pubblica".
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