mercoledì 23 gennaio 2013
​Dare ossigeno alle imprese con il pagamento di 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali, lavorare 40 ore in più all'anno, tagliare dell'8% il costo del lavoro, rendere più flessibile il costo del lavoro: ecco la "terapia" proposta da Confindustria nel suo programma "Crescere si può, si deve". 
E il Fmi taglia la stima sull'Italia. Ancora recessione nell'Eurozona nel 2013
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Confindustria chiede al governo che uscirà dalle urne il prossimo 24 e 25 febbraio una «terapia d'urto» da 316 miliardi di euro in cinque anni. Un piano che secondo gli industriali produrrebbe un incremento cumulato del Pil del 12,8% e 1,8 milioni di nuovi occupati nell'arco della prossima legislatura.«L'Italia ha bisogno di una vera e propria terapia d'urto» per la ripresa della produttività, ha detto il presidente Giorgio Squinzi presentando il "Progetto di Confindustria per l'Italia: crescere si può, si deve", documento programmatico con le richieste degli industriali agli schieramenti politici, approvato oggi dalla giunta di Confindustria. Una proposta, ci tiene a sottolineare Squinzi, che «vale che vinca il centrodestra, il centrosinistra, che ci sia un'alleanza, che vinca Grillo. La nostra proposta rimane la stessa, crediamo in quello che abbiamo fatto, nei numeri che abbiamo individuato».Il progetto prevede il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali; il taglio dell'8% del costo del lavoro nel settore manifatturiero e la cancellazione per tutti i settori dell'Irap che grava sull'occupazione; lavorare 40 ore in più all'anno, pagate il doppio perché detassate e decontribuite.Prevede inoltre la riduzione dell'Irpef sui redditi più bassi e l'aumento dei trasferimenti agli incapienti; aumento del 50% degli investimenti in infrastrutture; sostegno agli investimenti in ricerca e nuove tecnologie; abbassamento dei costi dell'energia.Queste misure, dice la Confindustria, se attuate mobiliteranno 316 miliardi di euro in cinque anni, attraverso una burocrazia più efficiente, privatizzazioni del patrimonio pubblico, armonizzazione degli oneri sociali, riordino degli incentivi alle imprese, aumento del 10% all'anno degli incassi della lotta all'evasione fiscale, armonizzazione delle aliquote Iva.Attuando tali misure, spiega Squinzi, «nel 2018 ritroveremmo un tasso di crescita dell'ordine del 3%, in cinque anni il Pil aumenterebbe di 156 miliardi al netto dell'inflazione, il che vuol dire +2.617 euro per abitante».Inoltre il tasso di occupazione nel 2018 salirebbe al 60,6% dal 56,4% del 2013 e il tasso di disoccupazione scenderebbe all'8,4% rispetto al 12,3% atteso per il 2014, «quindi un cambiamento radicale».Squinzi ha poi sottolineato che il deficit diventerebbe un consistente surplus, il debito cadrebbe al 103,7% del Pil, il peso dell'industria tornerebbe al 20% dall'attuale 16,7%, l'export salirebbe del 39,1%, l'inflazione resterebbe intorno all'1,5% e la produttività aumenterebbe di quasi l'1% medio annuo.Al futuro governo Confindustria chiede anche una serie di riforme, a partire da quella del Titolo V della Costituzione. «Ci auguriamo che queste misure vengano applicate immediatamente: siamo arrivati all'ultimo minuto per cambiare il volto del nostro Paese. Abbiamo bisogno di uno Stato che restringa il proprio perimetro, che lasci spazio a più concorrenza dei privati, che applichi le leggi» e che non abbia «atteggiamenti anti-impresa».Se non si mette mano a un cambiamento del genere «l'unica alternativa che abbiamo davanti è il declino - ha detto Squinzi -. Dobbiamo tornare a crescere, ma pensiamo sia un obiettivo raggiungibile. Noi industriali siamo pronti a giocare il nostro ruolo».
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