giovedì 5 marzo 2020
Gli imprenditori hanno difficoltà nel reperire figure professionali adeguate. Proprio per questo, oltre il 40% del campione dichiara che attiverà percorsi formativi
«Mercati globali impervi e personale qualificato introvabile»
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«Nel mercato globale le nostre pmi fanno sempre più fatica», commenta così Fabio Ramaioli, direttore generale di Confimi Industria i risultati dell’indagine congiunturale della confederazione dell’industria manifatturiera italiana. Il Centro studi di Confimi infatti, analizzando le risposte del campione di riferimento, ha evidenziato che se un’azienda su tre non esporta, ce n’è una su tre che esporta per oltre il 25% del proprio fatturato, ma che tuttavia gli ordinativi dall’estero hanno subito nell’ultimo semestre del 2019 una forte battuta di arresto, un segno “meno” superiore al 20%. La fotografia del manifatturiero italiano conferma che siamo un Paese per lo più metalmeccanico (48% delle imprese), con un fatturato fino ai 50 milioni di euro e un numero di dipendenti che, nell’85% dei casi, arriva fino a 50 addetti. Nonostante l’importante flessione in termini di produzione e ordinativi, il 2019 si è chiuso con un segno “più” sia lato investimenti che per quel che riguarda l’occupazione sulla quale però si apre un’importante questione: anche in questa congiunturale – come negli ultimi due anni - gli imprenditori confermano la difficoltà per quasi tre casi su quattro nel reperire figure professionali adeguate. Proprio per questo, oltre il 40% del campione dichiara che attiverà dei percorsi formativi per il proprio personale nella prima metà dell'anno. Sostanzialmente fermo il ricorso agli ammortizzatori sociali, anche se il 7% delle imprese ritiene che potrebbe farvi ricorso nella seconda parte dell'anno.

«I nostri imprenditori guardano con prudenza al primo semestre del 2020 - sottolinea il direttore di Confimi Industria -. Un atteggiamento dovuto non solo allo stato di emergenza e confusione dettato dal Coronavirus, ma soprattutto dal rapporto con le banche: se da un lato infatti le aziende non segnalano richieste di riduzione o rientro degli affidamenti, dall'altro lato un’impresa su due assiste però all’aumento dei costi di fidi di cassa e per gli anticipi fatture».

Atteggiamento prudente anche a causa di mancanza reale di marginalità dettata dalla forte concorrenza interna – ma anche internazionale – e da una costante incertezza normativa. E proprio sulla competitività hanno deciso di investire gli imprenditori manifatturieri andando a fare leva sulla formazione del personale, sul miglioramento dei processi produttivi, sugli strumenti informatico-digitali e sull’attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, interesse principale per le aziende guidate da imprenditori under 40. Nessuna nuova invece tra le richieste di riforma strutturale, gli imprenditori hanno un loro podio da anni ormai: semplificazione burocratica e amministrativa; riduzione della tassazione sulle imprese; riduzione del cuneo fiscale sul lavoro.


























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