martedì 20 ottobre 2015
I ragazzi reputano infatti inadeguate, rispetto alle richieste del mondo imprenditoriale, sia l’infrastruttura tecnologica di cui le scuole e le Università dispongono (59%) che le risorse che il sistema mette a disposizione di insegnanti e professori (53,7%).
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Più di uno studente su due ritiene che le competenze digitali si apprendano direttamente sul posto di lavoro (57,2%) o in autonomia (58,8%), più che a scuola (35,4%), perché qui l’infrastruttura tecnologica a disposizione e la preparazione di insegnanti e professori non sono allineati alle richieste del mondo del lavoro. E più si prosegue negli studi, più questa convinzione trova fondamento. Questi, in sintesi i risultati della ricerca Generazioni digitali al lavoro, condotta nel mese di settembre da Fondazione Sodalitas e Randstad Italia.La presentazione dei dati è avvenuta nell'ambito della VI edizione di Scopri Talenti, la giornata nella quale i giovani distintisi durante i corsi Giovani&Impresa di Fondazione Sodalitas nell’anno di studi 2014-2015 hanno potuto sostenere colloqui conoscitivi con un pool di aziende leader di mercato. Sono intervenute alla giornata per incontrare i ragazzi: Abb, Accenture Italia, Bt Italia, Bureau Veritas Italia, Capgemini, Gam Edit, Mellin, Roche, Randstad Italia, Samsung Italia, Sky Italia, Solvay, StMicroelectronics e Ubs (Italia).Obiettivo della ricerca è quello di indagare il punto di vista dei giovani sulla capacità della scuola di formare alle competenze digitali, e sulla spendibilità di queste skills nel mondo del lavoro. Hanno partecipato all'indagine 2.161 under 35: un campione prevalentemente maschile (52,9%) e in possesso più di diploma (54,8%) che di laurea (36,3%), e nell’82,2% dei casi al lavoro o con all’attivo almeno un’esperienza lavorativa.Chi dopo il diploma ha deciso di non proseguire gli studi (il 49,2% del campione) lo ha fatto soprattutto per mancanza di risorse economiche (35,5%) più che per disinteresse verso lo studio (19,8%). Un dato, questo, decisamente preoccupante e in linea con il trend rilevato nel 2014. Negli ultimi 12 mesi, però, risulta aumentata la percentuale di chi, dopo il diploma, ha trovato lavoro (il 26,2% nel 2014; il 32,9% nel 2015).Navigazione in Internet, utilizzo del pacchetto office, utilizzo dei social network a scopi professionali, utilizzo di programmi tecnici specifici: queste le competenze digitali che i giovani sentono di possedere maggiormente e che ritengono più importanti per entrare con successo nel mondo del lavoro. Quasi uno studente su due dichiara, inoltre, di avere dimestichezza con Cloud (42,8%) e Internet of things (47,6%), mentre attività quali Coding (16,9%) e Analytics (18%) risultano ancora poco conosciute.Dunque, le competenze digitali si apprendono direttamente sul posto di lavoro (57,2%) o in autonomia (58,8%) più che a scuola (35,4%) o attraverso corsi dedicati (39,3%). I ragazzi reputano infatti inadeguate, rispetto alle richieste del mondo del lavoro, sia l’infrastruttura tecnologica di cui le scuole e le Università dispongono (59%) che le competenze che il sistema mette a disposizione di insegnanti e professori (53,7%).Il che è preoccupante, fa notare lo studio, soprattutto perché ormai, per entrare nel mondo del lavoro, non se ne può fare a meno: al 62% dei ragazzi che hanno partecipato all’indagine le competenze digitali sono state esplicitamente richieste in sede di colloquio di selezione."Siamo onorati - afferma Patrizia Origoni, marketing manager di Randstad Italia - di partecipare ormai alla VI edizione di Scopri Talenti. Il nostro obiettivo è di stimolare i giovani ad approcciarsi in modo attivo al mercato del lavoro. Abbiamo, infatti, avviato una serie di iniziative di orientamento trasversali per rendere i ragazzi consapevoli delle dinamiche del mercato del lavoro, delle sue difficoltà ma anche delle opportunità e dell’importanza delle esperienze sul campo".
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