giovedì 24 novembre 2022
Dalla gavetta in ufficio alla doggy bag al ristorante, gli italiani combattono l'inflazione con vecchie abitudini. Coltivano l'orto sul balcone e fanno la lista della spesa ragionata
La protesta degli agricoltori della Coldiretti di martedì scorso a Torino

La protesta degli agricoltori della Coldiretti di martedì scorso a Torino - Ansa

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L’economia circolare si fa strada sulle tavole degli italiani. In tempi di inflazione a doppia cifra molti hanno rispolverato antiche abitudini all'insegna del risparmio e della lotta allo spreco. Dall'utilizzo degli avanzi per preparare nuovi piatti alla doggy bag al ristorante, dal ritorno della “gavetta” in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa ragionata all'assalto ai discount. Sono queste le strategie più comuni fotografate dal primo rapporto Coldiretti/Censis "Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre" presentato in occasione dell'apertura del XX Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione.

La cucina "povera" con gli avanzi. Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti. Una pratica che coniuga la necessità di risparmiare con il valore etico della lotta agli sprechi. Il riutilizzo degli avanzi si sposta poi - rileva l'indagine - dalle mura domestiche all'ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro la gavetta con il cibo, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pasti precedenti.

Orti sul balcone. Ma sono soprattutto quelli che nel rapporto vengono definiti gli "orti di guerra" a coniugare la necessità di risparmiare qualcosa con la volontà di non rinunciare alla qualità senza toccare il portafogli. Il 41% degli italiani dichiara di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà, secondo Coldiretti/Censis, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. In molti casi si tratta di micro-coltivazioni che vanno dagli ortaggi agli agrumi come i limoni o, addirittura a vasi di basilico e altre essenze, ma rappresentano comunque un segnale del ritorno di attenzione per l'origine del cibo.

Doggy bag al ristorante. La volontà degli italiani di non arrendersi al caro prezzi si sposta poi dagli orti ai ristoranti: il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portare a casa gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%. L'idea che occorre evitare sprechi - notano Coldiretti/Censis - con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque piu' forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.

Al supermercato con la lista. Ma le strategie di risparmio si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l'81% degli italiani che ha preso l'abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare - spiegano Coldiretti/Censis - per mettere sotto controllo le spese d'impulso. E cambiano anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l'83% punta su prodotti in offerta, in promozione.

Cibo a km zero. Ma c'è anche chi nella situazione di difficoltà preferisce fare una spesa etica con 8 italiani su 10 che acquistano ovunque possibile prodotti agricoli italiani per la loro qualità ma anche per dare supporto all'agricoltura italiana ha spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisando che “quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente di prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l'obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l'impatto ambientale e garantirsi prodotti più freschi che durano di più".

Tagli alla quantità e alla qualità di cibo. L’altra faccia della medaglia è che a causa dell’inflazione la metà degli italiani (il 52%) ha tagliato il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. Con l'inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% degli italiani è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%. C'è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).Le rinunce - sottolineano Coldiretti/Censis - sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di "food social gap" con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti.

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