venerdì 3 novembre 2023
Per la prima volta alla "Conferenza delle Parti", per la seconda negli Emirati Arabi Uniti dopo il viaggio del 2019 ad Abu Dhabi, Francesco tra i leader del mondo per un'azione urgente sul clima
Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona

Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona - Ansa

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Il mondo si impegni a dare una risposta alla crisi climatica: papa Francesco richiama costantemente alla cura della nostra casa comune. Aveva iniziato con l'enciclica Laudato si’, ha replicato con l'Esortazione apostolica Laudate Deum e lo farà ancora all'appuntamento organizzato dall'Onu, la Cop28 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove i leader mondiali si incontrano dal 30 novembre fino al 12 dicembre per ragionare e discutere del cambiamento climatico.


Il Papa - come ricorda Vatican News - aveva annunciato la sua presenza nella recente intervista al Tg1: “Sì, andrò a Dubai. Credo che partirò il 1° dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì”, aveva spiegato Francesco ricordando che proprio una Cop, la numero 21 del 2015 svoltasi a Parigi, aveva dato l’impulso per la stesura dell’enciclica sociale Laudato si’. Annuncio che è stato ufficializzato anche dalla Sala stampa vaticana.

Come aveva già raccontato Avvenire due capitoli dell’Esortazione apostolica “Laudate Deum” sono dedicati ai vertici Onu sul clima, le cosiddette Cop, ovvero Conferenze dei firmatari della Convezione quadro sui cambiamenti climatici approvata nello storico summit di Rio del 1992. Da allora, ogni anno, gli i 197 Paesi parte del trattato più l'Ue si incontrano per fare il punto sulla situazione e cercare di portare avanti politiche comuni per arginare il riscaldamento globale sempre più accelerato.

Una tensione inevitabile circonda i colloqui di quest'anno: non solo poiché si svolgono negli Emirati Arabi Uniti, ricchi di petrolio, ma anche perché il ruolo più importante nei negoziati viene ricoperto dall'uomo a capo della compagnia petrolifera nazionale: Sultan Ahmed al-Jabar, il presidente della Cop28 ma anche l'amministratore delegato della Abu Dhabi National oil company, l’azienda petrolifera di Stato, e capo di Masdar, società di rinnovabili di cui la National oil company detiene il 24 per cento.

Alla Cop28 di Dubai il tema cruciale della discussione riguarda un possibile accordo sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Va ricordato che l’uso dell’energia derivata dai combustibili fossili rappresenta oltre i due terzi delle emissioni globali. Su questo punto l'Agenzia internazionale dell'Energia ha precisato, ancora nei giorni scorsi, che "l'uso dei combustibili fossili è ancora troppo elevato perché l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi sia effettivamente raggiungibile".

Ma i Paesi sono fortemente divisi: c'è chi alla Cop28 lavorerà per un accordo che elimini gradualmente la combustione fossile legata all'utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale che producono i gas serra e rappresentano la principale causa del cambiamento climatico; mentre molti altri Stati insisteranno nel preservare un ruolo per i combustibili fossili.

I Paesi europei e gli Stati vulnerabili dal punto di vista climatico vorrebbero che i colloqui della COP28 concludessero un pacchetto di misure per ridurre più rapidamente le emissioni che provocano il riscaldamento del pianeta, compreso l’impegno a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 e a eliminare gradualmente i combustibili fossili che emettono CO2.

La questione dei finanziamenti per il clima pure è destinata a dominare il vertice sul clima COP28 delle Nazioni Unite di quest’anno, A Dubai i Paesi pianificano di lanciare un nuovo fondo internazionale dedicato al sostegno delle nazioni vulnerabili dove il cambiamento climatico sta causando danni irreversibili. I donatori tradizionali, tra cui le nazioni europee e gli Stati Uniti, vogliono che un gruppo più ampio di Paesi contribuisca. Ma crescono i timori che i disaccordi tra nazioni ricche e povere su come gestire un nuovo fondo per affrontare le “perdite e i danni” causati dal cambiamento climatico e dall’innalzamento del mare possano non portare a nulla di buono.

Reuters

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