mercoledì 12 luglio 2023
Lo State of Food Security and Nutrition Report della Fao: 735 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare. Pesano l'inflazione, il clima e la guerra
Un uomo in fuga dalle violenze del Tigrai con i figli in un centro dell'Onu ad Abi Adi, in Etiopia

Un uomo in fuga dalle violenze del Tigrai con i figli in un centro dell'Onu ad Abi Adi, in Etiopia - Reuters

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L’onda lunga del post-Covid, della guerra in Ucraina, del cambiamento climatico e dell’inflazione continua a tenere 735 milioni di persone sotto la linea di galleggiamento dell’insicurezza alimentare. Il confronto tra il 2019 e il 2022 è chiaro: rispetto all’anno pre-pandemia, le persone che soffrono la fame nel mondo sono 122 milioni in più, soprattutto in Africa, la regione più colpita.

A sottolinearlo è il lavoro di organismi internazionali come Fao, Ifad, Unicef, Pam e Oms nell’annuale rapporto State of Food Security and Nutrition (Sofi), diffuso ieri, secondo il quale se le dinamiche internazionali resteranno invariate non sarà possibile raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell'Agenda 2030. C’è, però, almeno un motivo di “ottimismo”: nel 2021 a soffrire la fame erano ancora più persone. Lo stesso rapporto Sofi poneva gli affamati a quota 828 milioni, ovvero 93 milioni di persone in più rispetto al 2022. È un dato che va tenuto in considerazione, forse il segnale che qualcosa, con le giuste politiche e l’attenzione della comunità internazionale, è ancora possibile fare per tracciare una rotta diversa.

Nell’ultimo rapporto tra i fattori all'origine delle maggiori difficoltà sono citate la pandemia di Covid-19 e il conflitto armato in corso in Ucraina. Gli esperti delle Nazioni Unite evidenziano che l'evoluzione della lotta alla fame non è stata uguale in tutte le regioni del mondo. Progressi sono stati osservati sia in Asia che in America Latina. Peggioramenti hanno invece riguardato l'area dei Caraibi e diverse regioni dell'Africa. Questo continente è in assoluto il più a rischio, con una persona su cinque che soffre la fame, il doppio rispetto alla media mondiale.

«È necessario creare resilienza contro le crisi e gli choc che provocano l’insicurezza alimentare, dai conflitti alla crisi climatica», ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Le agenzie Onu prevedono che nel 2030 quasi 600 milioni di persone soffriranno ancora la fame. «I principali fattori responsabili dell'insicurezza alimentare e della malnutrizione sono la nostra “nuova normalità”, per cui non abbiamo altra scelta se non raddoppiare gli sforzi volti a trasformare i sistemi alimentari, facendo leva su di essi per raggiungere i traguardi dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile», si legge nella prefazione del rapporto.

Stando al documento, circa il 29,6% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non ha avuto accesso costante al cibo, il che è indice di prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave. Tra queste, circa 900 milioni di persone sono state esposte a insicurezza alimentare grave. Anche milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni continuano a soffrire di malnutrizione: nel 2022, 148 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni (il 22,3 percento) presentavano ritardi nella crescita, 45 milioni (il 6,8 percento) mostravano segni di eccessiva magrezza e 37 milioni (il 5,6 percento) erano in sovrappeso.

Il rapporto esamina anche l’aumento dell’urbanizzazione come una “megatendenza” che incide sulla qualità e sul tipo di alimentazione delle persone. Considerando che, secondo le previsioni, entro il 2050 quasi sette persone su dieci vivranno in città, i governi e altri soggetti impegnati a contrastare la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione, dovranno cercare di capire questi processi di urbanizzazione e tenerne conto nella definizione delle loro politiche.

In particolare, la semplice nozione di “divario” tra città e campagna non è più sufficiente a comprendere il modo con cui l'urbanizzazione sta condizionando i sistemi agroalimentari. È necessaria una prospettiva più complessa, estesa al continuum urbano-rurale, che consideri il rapporto tra zone urbane e zone rurali. Permangono, purtroppo, disuguaglianze a livello geografico. L'insicurezza alimentare colpisce di più le persone che vivono in queste ultime. A soffrire di insicurezza alimentare moderata o grave, sono stati il 33 per cento degli adulti residenti nelle zone rurali e il 26 per cento di quelli stanziati nelle zone urbane.

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