venerdì 9 marzo 2018
Altri due anni di diclo positivo: voto e dazi non saranno un freno
Brand Italia, Pmi e tecnologia per crescere di più
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Il risultato elettorale e gli scenari sul nuovo governo? La vera priorità è far tornare il Paese a ridiscutere di economia. Trump, il protezionismo – 90 misure lanciate nel 2017 – e i suoi dazi spaventano? Bush fece le stesse cose in una situazione economica simile. Perché il sistema Italia dopo il voto deve ripartire dalla base solida sulla quale stava marciando negli ultimi due anni. È la visione di Euler Hermes, società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti e del suo capo economista Ludovic Subran. Pensiero avvalorato dagli studi del gruppo che ieri a Milano ha presentato l’Outlook 2018 dell’Italia delle imprese, insieme a Luca Burrafato (capo della Regione Paesi Med., Medio Oriente e Africa) e Massimo Reale (direttore commerciale Italia). Partendo da un contesto congiunturale europeo positivo, con la ripresa degli scambi e condizioni monetarie e finanziarie accomodanti per il nostro Paese si prevedono «altri due anni di ciclo positivo con una crescita del Pil dell’1,4% quest’anno e dell’1,2% nel 2019» sottolinea Subran. Che profila un’economia sostenuta dai consumi privati in crescita dell’1%, dagli investimenti (su del 4,4%) e dalle esportazioni (+4,4%).

Anche perché il nervosismo e la volatilità sui mercati sono ciclici e non devono sorprendere, ma le condizioni finanziarie, ribadisce l’economista, saranno buone a tutto il 2019, favorite dal dollaro debole (la descrive come «cosa più grave dei dazi») e dai mercati finanziari che hanno fiducia nel Bel Paese perché ha fatto tante riforme e quindi il rischio politico è relativo in un periodo dove, secondo Subran, le aziende hanno molta liquidità e le famiglie hanno 'rifatto' i risparmi. Secondo l’outlook, le riforme con il Piano industria 4.0 e il Jobs act hanno consentito all’economia italiana di proseguire nel ritmo di crescita e l’Italia è un anello fondamentale per il 'rinascimento' dell’Europa. Per questa ragione lo studio individua cinque macro-aree di intervento per far crescere il potenziale economico nostrano e favorire così un ritmo di crescita più elevato: aumentare il potere d’acquisto delle famiglie; sbloccare finanziamenti e investimenti; puntare sulle Pmi; valorizzare il Brand Italia, sul fronte export e, infine, costruire l’Italian Tech. Perché siamo nel pieno della digitalizzazione e dell’avanzamento delle nuove tecnologie. Mentre le performance della logistica e il contesto economico stanno migliorando, la qualità della connettività lascia ancora a desiderare.

«Il Piano Industria 4.0 ha fornito lo stimolo necessario anche sul fronte degli investimenti tecnologici – sottolinea Subran – ma l’innovazione all’italiana è un marchio che deve essere rafforzato, grazie a maggiori crediti d’imposta per ricerca e sviluppo, incentivi fiscali per le startup e le Pmi innovative, i poli di innovazione digitale e di competitività, insieme a una robusta infrastruttura digitale a livello nazionale». E restare ben saldi nella tanta bistrattata moneta unica: «The real foundation is the Euro» («La vera fondazione è l’Euro»), conclude il giovane economista.

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