lunedì 18 dicembre 2017
Respinta la secondo richiesta di concordato preventivo dal tribunale, 134 dipendenti perdono il posto
Jean Paul Belmondo e  Alain Delon Borsalino in una foto di scena del film "Borsalino" (Ansa)

Jean Paul Belmondo e Alain Delon Borsalino in una foto di scena del film "Borsalino" (Ansa)

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Fallimento. Dopo un lungo percorso, è questo il traguardo che ieri ha sancito (molto probabilmente), la fine di uno dei marchi italiani più noti e inviati al mondo: quello dei cappelli Borsalino. In effetti qualche spiraglio c’è ancora, ma è davvero uno spiraglio. Per ora, parla il Presidente del Tribunale civile di Alessandria che ieri, appunto, ha rigettato la seconda richiesta di concordato preventivo presentata dalla società che aveva proprio l’obiettivo di evitare il fallimento. Borsalino è una delle aziende più rappresentative della maestria produttiva italiana.

Nata nel 1857 in Piemonte, la Borsalino ha accompagnato oltre un secolo di storia dello stile italiano nel vestire, creando mode che ancora oggi sono riconosciute dal mercato. Perché il paradosso pare essere proprio questo: la Borsalino fallisce non perché i suoi prodotti non vengono più richiesti, ma solamente per questioni finanziarie. L’azienda infatti è stata coinvolta nei guai finanziari dell’imprenditore astigiano Marco Marenco. Un’ancora di salvezza pareva in effetti essere stata gettata dall’imprenditore italo svizzero Philippe Camperio che al termine della procedure di concordato avrebbe dovuto acquisire l’azienda e rilanciarla. Per questo Camperio aveva già effettuato diverse operazioni spendendo quattro milioni per chiudere le partite passive investendone altri per ammodernare i macchinari. Oltre a tutto ciò, sempre Camperio aveva già acquistato per 18 milioni il marchio. Non tutto è però ancora definitivamente perduto. Il contratto d’affitto della Borsalino da parte di Camperio scade nel giungo prossimo. Rispetto alla decisione del Tribunale, inoltre, deve decidere anche il curatore fallimentare, mentre la società pare intenzione a ricorrere in appello. Certo che se il fallimento fosse definitivamente confermato, la Borsalino verrà messa all’asta. Mentre per i 134 dipendenti la strada del licenziamento sarebbe spianata.

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