giovedì 12 dicembre 2013
Per il ministro del Commercio svedese (nella foto) «servono ingegneri civili, ma soprattutto lavoratori nel settore minerario».
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«Penso che per i giovani italiani ci siano grandi opportunità in Svezia, ci servono moltissimi ingegneri civili, ma soprattutto lavoratori nel settore minerario, dopo la riapertura di molte miniere dopo l'aumento dei prezzi dei prodotti ferrosi". È l'invito che arriva da Ewa Bjorling, ministro del Commercio svedese, in Italia per una serie di incontri, come quello avuto con il responsabile per gli Affari europei Enzo Moavero. "Per la nostra economia - spiega il ministro - è importante riuscire ad attrarre una forza lavoro qualificata, abbiamo carenze di manodopera in alcune aree e quindi siamo molto aperti verso i lavoratori stranieri. Non a caso dal primo gennaio 2009 abbiamo la legislazione sull'immigrazione dei lavoratori più liberale al mondo".Il ministro svedese riconosce come la presenza di immigrati ponga in alcuni casi un problema sociale legato ai maggiori livelli di disoccupazione: "Non bisogna chiudere gli occhi davanti a questo problema, ma dobbiamo anche vedere questa presenza come un'opportunità". "Si tratta di persone che possono fornire alle aziende svedesi indicazioni su come gestire l'export, hanno conoscenza dei mercati, conoscono la lingua, hanno una rete di contatti. Prendiamo gli immigrati iracheni, in Svezia ce ne sono circa 170 mila: dopo che il mio dicastero ha varato nel 2007 il programma 'Kosmopolit' e il nostro export verso quel Paese è cresciuto notevolmente".Peraltro, aggiunge le Bjorling, "ci sono studi scientifici che mostrano come la crescita di 12mila persone nate all'estero porti a un aumento delle esportazioni fino a sette miliardi di corone" (circa 780 milioni di euro). Un approccio, questo, confermato anche nel valutare il trasferimento di proprietà di grandi aziende svedesi (a iniziare da Volvo e Saab) in mani cinesi: "Non dobbiamo pensiamo in termini di proprietà ma di opportunità anche di lavoro: non bisogna sempre avere paura se la proprietà di una società finisce all'estero, dobbiamo pensare che si creano nuovi mercati", osserva il ministro svedese.  Per quanto riguarda più direttamente i rapporti con l'Italia la Bjorling ricorda come sia "un partner molto importante, è il dodicesimo della Svezia a livello mondiale e nel vostro Paese operano più di 250 imprese svedesi con 83mila occupati". Svezia e Italia - sottolinea - "hanno molto in comune sul fronte commerciale, per esempio nei settori del design e della tecnologia. In un certo senso siamo in competizione, ma l'interscambio 'creativo' può svilupparsi".In ogni caso, "non mi sembra che le nostre aziende più grandi abbiano problemi sul mercato italiano, al limite quelle più piccole devono fare i conti con il problema della distanza e della lingua". Ma qualcosa sta cambiando, riconosce, soprattutto per le aziende più 'giovani' che "hanno una visione diversa, anche per le esportazioni: tendono a considerare il Nordeuropa come un mercato 'domesticò".Un ultimo accenno infine alla recessione che ha colpito l'Eurozona (e l'Italia): "Il vostro Paese - spiega la Bjorling - forse può imparare qualcosa dalla crisi che ci ha toccato all'inizio degli anni Novanta, anche se quella attuale è la coda di una crisi globale che ha colpito duro anche noi, facendoci perdere nel solo 2009 il 17% delle esportazioni". "Noi abbiamo imparato ad avere finanze stabili, a fornire risorse per stimolare l'economia, che significa investire in infrastrutture, in ricerca e sviluppo, nel sistema educativo. Ma - aggiunge il ministro - abbiamo anche tagliato le tasse sui redditi personali, sull'occupazione ai giovani e stiamo pensando ad abbassare la tassazione sulle imprese dal 26 al 22%". "Abbiamo voluto rendere la nostra economia attraente per gli investitori stranieri, e - conclude con soddisfazione - lo scorso anno la Svezia è stata nominata il Paese più creativo al mondo per quanto riguarda l'economia".
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